Latino alle medie e algoritmi alla primaria, il piano di Valditara fra passato e futuro

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“Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, cantava il cantautore Pierangelo Bertoli, in una sua famosa canzone. Il Ministro Valditara pare abbia fatto suo quel concetto, rimodellandolo e proponendolo al sistema d’istruzione.

Il capo del dicastero di Viale Trastevere sta infatti muovendosi nelle ultime settimane su due strade a proposito di scuola: le nuove indicazioni nazionali e un impegno sempre più costante verso il digitale e l’intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale a scuola

Partiamo proprio da quest’ultimo punto. Ieri, 3 febbraio, il Ministro durante il summit nazionale sull’intelligenza artificiale a Milano, ha ricordato i 450 milioni per la formazione dei docenti e i 2,1 miliardi per le aule digitalizzate, evidenziando la propria soddisfazione dei risultati raggiunti nella digitalizzazione delle scuole, che hanno portato l’Italia a essere “alla pari o forse anche più avanti rispetto ad altri Paesi”.

Valditara ha ricordato l’avvio di una sperimentazione sull’utilizzo dell’IA a scopi didattici, sottolineando che l’Italia è tra i primi Paesi al mondo ad aver intrapreso questo percorso.

La sperimentazione sull’intelligenza artificiale rappresenta dunque il primo passo dell’azione ministeriale verso il futuro.

Si tratta di un progetto che durerà due anni e che prevede l’utilizzo di un software installabile su Google Workspace, inizialmente focalizzato sulle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e sulle lingue straniere.

Nelle classi dunque viene utilizzata una IA sotto forma di assistente virtuale, ovvero un sistema che sarà in grado di individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti e di segnalarle sia al docente che all’alunno stesso. A quel punto, il docente, potrà intervenire in modo mirato per aiutare lo studente a superare le difficoltà.

Al termine dei due anni di sperimentazione, sarà l’Invalsi che avrà il compito di analizzare e valutare i risultati del progetto, confrontando i progressi degli studenti delle classi “digitali” con quelli delle classi “tradizionali”.

Se i risultati saranno positivi, l’obiettivo è quello di estendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a tutte le scuole italiane a partire dal 2026.

La sperimentazione, ricordiamo, prevede il coinvolgimento di 15 classi nelle regioni Calabria, Lazio, Toscana, Lombardia.

Certamente si tratta di un primo passo che in molti si augurano ne seguiranno altri e soprattutto di diverse modalità. Come Carlo Mazzone, docente di informatica nella Scuola Superiore e finalista del Global Teacher Prize, che nel corso di un’intervista rilasciata ad Orizzonte Scuola, ha rimarcato questo aspetto, auspicando per il futuro un utilizzo dell’intelligenza artificiale in modo più completo ed efficace: “Il punto principale, credo, sia quello di far comprendere agli studenti di ogni età il senso dell’impegno e della costanza necessari per rendere “neve” e non “acqua” gli spunti di ragionamento che consentono di ottenere la reale padronanza dei vari contesti. Solo la neve, con la sua lentezza, permette un reale beneficio a lungo termine. Non possiamo combattere l’IA sul suo stesso terreno che è quello della quantità di informazioni e sulla velocità, ma solo riscoprendo il senso della necessaria capacità di meditazione e spirito di osservazione in essa insito, al fine di guadagnare una visione laterale sulle cose del mondo“.

Informatica dalla scuola primaria

Durante il suo intervento al Summit dedicato all’Intelligenza Artificiale, Valditara ha parlato anche di un altro aspetto importante che riguarda le competenze digitali a scuola e che si lega indirettamente alle indicazioni nazionali.

Il Ministro, infatti, ha annunciato un profondo rinnovamento dei programmi STEM, che prevede l’adozione di un metodo di apprendimento induttivo, che parte dalla realtà per arrivare alla teoria.

Ma soprattutto, il numero uno del dicastero di Viale Trastevere, ha anticipato l’introduzione, a partire dalla scuola primaria, di elementi base di informatica, tra cui il concetto di algoritmo, una novità che rappresenta un importante passo avanti nella formazione delle nuove generazioni. “Vogliamo che il bambino sin dall’inizio sappia cos’è un algoritmo”, ha affermato il Ministro.

Latino, storia e arte

Ma a completare il piano di riforma della scuola del Ministro dell’Istruzione e del Merito, ci sono altri aspetti ed elementi che presto saranno definiti con maggiore precisione.

Con la squadra di esperti al lavoro per revisionare le indicazioni nazionali, ci saranno infatti diverse novità, a cominciare da quella più chiacchierata, ovvero la (re)introduzione del latino alla scuola secondaria di primo grado.

“In una società dove l’intelligenza artificiale sta diventando così centraleosservava recentemente il Ministrose non si ha la consapevolezza dei grandi valori dell’umanesimo rischiamo l’anonimizzazione: non sarà certo il robot a ispirare le grandi scelte strategiche e la convivenza tra le persone”.

Il Ministro avvalora la scelta di puntare sul latino riportando la sua esperienza: “aver studiato bene il latino mi ha dato tante cose, innanzitutto una capacità di ragionamento logico”. Senza contare, a parere del Ministro, che conoscere gli elementi base del latino sia fondamentale per comprendere la grammatica italiana e più in generale la nostra lingua.

E poi c’è la questione dell’aspetto storico, intrinsecamente legato allo studio del latino, dove poter rintracciare “le nostre radici e la nostra identità“, dice Valditara.

Dalla revisione delle indicazioni nazionali uscirà fuori un quadro di riferimento che non prevedrà la presenza della geostoria alle superiori. Questa verrà sostituita da uno studio della storia più focalizzato e narrativo. Invece, lo scopo della Geografia sarà la conoscenza dell’Italia e il collegamento con le tematiche ambientali, nell’ottica del Ministro.

A proposito di Storia, in base ai primi annunci di Valditara, questa avrà come focus principale dalla primaria la Storia d’Italia e del Mondo Occidente, con approfondimenti sui popoli italici, la civiltà greca e romana e i primi secoli del Cristianesimo. Poi, alla secondaria di primo grado, si guaderà alla storia europea e degli Stati Uniti.

Altro aspetto importante sottolineato dal Ministro Valditare è quello relativo all’educazione musicale e artistica sin dalla scuola primaria. Lo scopo è favorire lo sviluppo della creatività e dell’espressione personale sin da bambini.

Insomma, Valditara prova con gli strumenti che ha a disposizione, di conciliare aspetti prettamente innovativi come l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione degli alunni sin dalla primaria, con una concentrazione maggiore su aspetti “passati” come il latino o lo studio della Storia incentrato principalmente sull’Italia e le nostre radici.

D’altronde, è lo stesso capo del MIM che recentemente ha spiegato perfettamente la sua visione: “Il segreto è guardare indietro per andare verso il futuro: e se non abbiamo la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo, quali sono i valori elaborati dalla civiltà occidentale non potremo costruirci un futuro solido, rischiamo il porto delle nebbie”.

Il piano di Valditara non piace a tutti

Non tutti però apprezzano il piano di Valditara. Le indicazioni nazionali in particolare sono state al centro delle polemiche. In primis le organizzazioni sindacali si sono mostrate critiche. Più sul metodo che sui contenuti, anche perchè, al momento, non esiste un documento ufficiale ma solo dichiarazioni del Ministro alla stampa.

Anche i pedagogisti sono intervenuti negativamente su quanto proposto dal Ministro. Per Daniele Novara, la scuola italiana non soffre di un’emergenza contenuti, bensì di una carenza di sostegno e formazione per gli insegnanti“Siamo al paradosso: in Italia, patria di Maria Montessori, a chi insegna manca un sostanziale background metodologico”, afferma il pedagogista, denunciando il predominio della lezione frontale. L’urgenza, secondo Novara, è rafforzare le professionalità del corpo docente, invece di modificare le Indicazioni Nazionali del 2012.

Secondo Cristiano Corsini, professore ordinario di Pedagogia Sperimentale dell’Università di Roma 3, “Valditara insiste molto sull’ignoranza di queste giovani generazioni, che non conoscono alcuni testi o esponenti importanti. In realtà le indagini ci dicono che le generazioni più anziane sono molto più indietro dei giovani sulla matematica e la comprensione del testo. Ovviamente, non si può generalizzare”.

Corsini, però, pur riconoscendo l’importanza del latino o del greco, tende ad essere cauto nell’attribuire un’importanza maggiore rispetto ad altre discipline: “Posso ottenere lo stesso effetto con la matematica, la fisica o l’arabo. Non è mai l’inserimento di questa o quella disciplina a garantire lo sviluppo di certi aspetti di apertura mentale. Il punto è come certi aspetti dei nostri contenuti culturali vengono inseriti, come vengono impiegati certi contenuti, per dare senso alla realtà. Tutti ci siamo innamorati del latino o della matematica, ma è quello che ha fatto la differenza, non la filosofia o il greco in sè”.

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