L’assistenza al parente con disabilità include non solo la presenza fisica, ma anche tutte le azioni che rispondono al soddisfacimento delle esigenze quotidiane. SENTENZA Corte di Cassazione

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Sentenza

La pronuncia della Corte di Cassazione (ordinanza n. 26417 del 7 ottobre 2024) ha ridefinito i confini dell’assistenza al familiare disabile prevista dalla legge 104/92, aprendo la strada a una maggiore flessibilità nell’interpretazione di questo importante diritto dei lavoratori.

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava il licenziamento di una lavoratrice del settore terziario, accusata di aver utilizzato indebitamente i permessi previsti dalla legge 104/92. La società datrice di lavoro contestava l’utilizzo dei permessi per attività esterne al domicilio del familiare disabile, come commissioni mediche e logistiche.

Tuttavia, la Cassazione ha respinto il ricorso della società, riaffermando un principio fondamentale: l’assistenza al disabile, ai sensi della legge 104/92, non si limita alla presenza fisica presso il domicilio. La Corte ha riconosciuto la legittimità dell’utilizzo dei permessi anche per attività esterne, purché strettamente connesse alle esigenze del familiare disabile. In questo caso specifico, le commissioni svolte dalla lavoratrice, quali l’acquisto di medicinali o altre attività che il disabile non poteva svolgere autonomamente, sono state ritenute pienamente riconducibili all’assistenza prevista dalla legge.

“L’assistenza non è limitata alla presenza fisica presso il domicilio del familiare, ma comprende anche attività esterne strettamente connesse alle esigenze del disabile”, si legge nell’ordinanza. Tale principio amplia significativamente la portata della legge 104/92, offrendo una maggiore tutela ai lavoratori che si trovano a dover assistere un familiare disabile.

Un ulteriore punto chiarito dalla Cassazione riguarda la modalità di utilizzo dei permessi giornalieri. La Corte ha stabilito che il permesso va considerato su base mensile e non oraria, escludendo la necessità di una coincidenza perfetta tra le ore di assistenza e il turno di lavoro del dipendente. Questa precisazione contribuisce a rendere più flessibile e meno rigida l’applicazione della legge.

Infine, la Suprema Corte ha ribadito il ruolo del giudice di merito nella valutazione della legittimità dell’utilizzo dei permessi. Tale valutazione, se fondata su una corretta ricostruzione dei fatti, non può essere rivisitata in sede di legittimità.

Il principio espresso conferma l’importanza di una valutazione caso per caso, tenendo conto delle specifiche esigenze del disabile e delle modalità di assistenza adottate dal lavoratore.

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