L’approccio seguito nella didattica a distanza può entrare nella  scuola e divenire parte integrante della didattica quotidiana

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di Fulvio Oscar Benussi socio AIDR – A partire dall’auspicio presente nel titolo dell’articolo, proporremo  alcuni percorsi, anche operativi, per superare la logica di adattare  la scuola esistente alle condizioni restrittive imposte dal Covid e  iniziare a percorrere, invece, la strada di inventare una nuova scuola.

Nel farlo faremo riferimento, oltre al recente documento OCSE  “Education at a Glance 2020”[1], agli esiti di alcune ricerche  universitarie di cui considereremo gli elementi, a nostro avviso, più
rilevanti e trasferibili nel contesto scolastico.

Il lockdown e il passaggio da una didattica in presenza a una  didattica a distanza[2] ha dato origine a molti commenti e riflessioni  sui media. Praticare la DaD ha permesso di sfatare un mito abbastanza  diffuso, cioè quello che l’essere “nativi digitali” fosse presupposto  di per sé abilitante alla facilità d’uso e interazione con piattaforme  e servizi disponibili su Internet. In realtà sono state varie le  difficoltà segnalate dai ragazzi nell’utilizzo dei servizi che sono  stati proposti per la DaD dagli insegnanti.

Molto si è detto nei media riguardo al fatto che i nostri ragazzi,  facciamo qui riferimento in particolare agli studenti della scuola  secondaria di secondo grado, siano stati irreversibilmente danneggiati  dal fatto di avere fatto scuola senza avere avuto un insegnante di  fronte a loro fisicamente.

Le domande che tale sottolineatura mediatica ci pone sono le seguenti:  cosa indica questa enfatizzazione dei problemi legati alla pratica  della didattica a distanza sulla “cultura della dipendenza”, sulla  diffusione di competenze di apprendimento indipendente e sulla  presenza delle capacità necessarie per sapersi assumersi  responsabilità, da parte dei ragazzi?

La situazione emersa non appare entusiasmante e, a nostro avviso,  evidenzia l’urgenza di rivedere i percorsi didattici e le modalità per  svolgerli che la scuola attua.

Della necessità di acquisizione, da parte degli studenti, di capacità  di apprendimento indipendente parla Stefania Capogna nel suo recente  paper[3]:

[…] Nella società della conoscenza, la definizione dei percorsi  educativi, deve affrontare alcune questioni chiave, sintetizzate  chiaramente da Tony Bates (2015). “Nel 21° secolo, caratterizzato da  un’ampia diffusione della tecnologia in ogni spazio della vita, le  scuole devono preparare i giovani ad acquisire nuovi tipi di abilità  come le abilità comunicative; apprendimento indipendente,  responsabilità etica; capacità di pensiero (creatività, problem  solving, pensiero critico); gestione della conoscenza e competenze  incorporate nelle aree tematiche. L’economia digitale non vuole solo  contenuti, ma competenze integrate.” In questo diverso contesto gli  insegnanti affrontano nuovi problemi e nuove sfide, che esprimono  bisogni formativi e rinnovamento dello sviluppo delle competenze.

Anche nel documento OCSE “Education at a Glance 2020”[4] viene  segnalata la necessità di modificare i percorsi educativi. “Per  migliorare la transizione dall’istruzione al lavoro, indipendentemente  dal clima economico, i sistemi educativi dovrebbero mirare a garantire  che gli individui abbiano le competenze di cui il mercato del lavoro  ha bisogno. […] Essere escluso dal lavoro può avere conseguenze  durature, soprattutto quando le persone sperimentano lunghi periodi di  disoccupazione e si scoraggiano. I giovani diventati NEET[5] sono una  preoccupazione politica attuale”.

E’ sempre l’OCSE che segnala però che a causa degli stipendi percepiti  l’attrattività della professione di insegnante non è molto alta[6]:  “[…] I salari reali medi dei docenti sono inferiori rispetto alla  maggior parte dei lavoratori con un livello d’istruzione terziaria  nella maggior parte dei Paesi, e a quasi tutti i livelli  d’insegnamento. In media, nei Paesi dell’OCSE, i salari reali medi dei  docenti nei livelli d’istruzione preprimaria (ISCED 02), primaria e  nei livelli secondari di indirizzo generale rappresentano dall’80% al  94% dei livelli di retribuzione dei lavoratori con un livello  d’istruzione terziaria.

In Italia, il rapporto varia dal 67% nella scuola preprimaria (ISCED  02) e dal 67% nella scuola primaria al 72% nella scuola secondaria di  primo grado e al 77% nella scuola secondaria superiore.”[7]

Pur essendo doveroso riflettere sull’assenza degli incentivi economici  auspicabili per migliorare l’impegno nella professione di insegnante  crediamo sia importante che i docenti non si rifugino in quello che in un precedente articolo[8] abbiamo definito “insegnamento difensivo”  evitando di impegnarsi nello sviluppo della propria professionalità a  beneficio delle giovani generazioni del nostro Paese.

Con quali attenzioni e come procedere verso “una nuova scuola”

Già prima della pandemia alcuni insegnanti innovatori utilizzavano, a  supporto della didattica della materia che insegnavano, servizi e  piattaforme presenti in Internet. Facciamo qui riferimento alla  pratica della Flipped classroom, delle esercitazioni laboratoriali, di  attività media educative, delle esercitazioni fate svolgere agli  studenti in network, ad esempio, su piattaforme di Q&A (domande e  risposte tra pari con l’eventuale intervento occasionale del docente).

L’esperienza maturata di utilizzo di piattaforme di videoconferenza  come uno dei veicoli possibili per la DaD ha favorito l’acquisizione  di specifiche competenze in tale ambito sia tra gli studenti che tra i  docenti e, nel caso della scuola primaria e secondaria di primo grado,  tra le famiglie. Pensiamo perciò che l’esperienza possa essere  valorizzata per ideare nuove modalità di svolgimento dei percorsi  didattici.

L’esempio che proponiamo per primo prevede, per potere essere attuato,  che la scuola possa disporre della tecnologia necessaria (figura 1).

Come visibile in figura stiamo considerando la possibilità che si  svolgano lezioni contemporaneamente con parte della classe F2F[9],  cioè in presenza, e parte della classe da remoto, cioè dai loro  domicili. Si tratterebbe di predisporre un ambiente collaborativo di  realtà mista che consenta ai partecipanti di operare da remoto in uno  spazio virtuale e interagire con i partecipanti presenti in uno spazio  fisico, la classe, e interagire tra loro in tempo reale. Tale modalità  prevede che la lezione proposta dal docente sulla LIM[10] venga vista  ed ascoltata dai ragazzi presenti a scuola e inviata in streaming a  quelli che seguono da remoto. Gli interventi dei ragazzi presenti,  quando effettuati, potranno essere ripresi dalla telecamera presente  nell’aula ed inviati anch’essi in streaming ai compagni che seguono da  remoto. Gli studenti, dal loro domicilio, potranno intervenire, con  video e audio ripresi dal loro computer e trasmessi nella seconda LIM
di “raccordo” virtuale[11].

In caso di indisponibilità delle tecnologie indicate (la seconda LIM)  è comunque possibile realizzare tutto anche consentendo di condividere  sullo stesso schermo la presentazione del docenti gli interventi degli  studenti F2F e di quelli da remoto.

Svolta la fase di lezione svolta dal docente in interazione coi  ragazzi sarà poi possibile, con logiche analoghe, procedere a lavori  di gruppo cui gli studenti parteciperanno in modo misto alcuni saranno  scelti tra quelli presenti in aula e altri tra chi segue da remoto. In  questo caso sarà lo studente coordinatore del gruppo che attiverà la  video conferenza e organizzerà il lavoro. Ovviamente, soprattutto in  questo contesto, sarà molto utile la possibilità per tutti i membri  del gruppo di potere condividere con gli altri quanto presente nello  schermo del proprio computer.

Va segnalato che tale modalità di svolgimento del lavoro di gruppo è  di grande interesse in particolare per le scuole secondarie di secondo  grado. Infatti spesso gli studenti di tali scuole possono abitare  anche a grande distanza dai compagni e in tale caso le competenze  acquisite in classe su come svolgere un lavoro di gruppo collaborando  con compagni lontani consentirebbe loro di potere studiare  proficuamente ottenendo l’aiuto e il sostegno tra pari di cui possono  avere bisogno superando il problema della distanza delle rispettive  abitazioni.

Riteniamo utile segnalare i punti d’attenzione da avere per condurre  efficacemente l’esperienza di svolgimento di lezioni in modalità mista  in una classe.

Bisognerà verificare che tutti gli studenti siano in grado: di  comunicare verbalmente con le persone presenti in classe, di  comunicare verbalmente con le persone che partecipano a distanza, di
condividere artefatti visivi con altri (ad es. documenti, tabelle,  immagini, foto, ecc.).

Nello svolgimento di lezioni miste è importante considerare che “[…]  Quando si usano le TIC[12] in classe, anche il ruolo dello studente  cambia da passivo ad attivo e responsabile. Ma anche i ruoli degli  insegnanti devono cambiare da una prospettiva tradizionale e statica  verso un’altra, cioè verso un cambiamento paradigmatico dalla  comunicazione come trasmissione alla comunicazione come partecipazione  e comunità. Gli insegnanti nell’era digitale devono essere in grado di  assumersi rischi, commettere errori e imparare da essi, utilizzando la  tecnologia come strumento per migliorare l’apprendimento e la  pedagogia e motivare i propri studenti, proprio come un coach.”[13]

La previsione di una modifica del ruolo dell’insegnante a scuola viene  indicata anche da OCSE: la tecnologia Digitale offre risposte  completamente nuove alla domanda di cosa apprendono le persone, come  apprendono, dove e quando le imparano. La tecnologia può aiutare  insegnanti e studenti per accedere a materiali specializzati ben oltre  i libri di testo, in più formati e in modi che possono superare il  tempo e lo spazio. Si può “lavorare a fianco degli insegnanti” grazie  a sistemi intelligenti di apprendimento digitale […] e mentre gli  studenti apprendono si può contemporaneamente osservare come studiano,  il tipo di compiti che svolgono, valutare il modo di interessarli e  capire quali sono i tipi di problemi che trovano noiosi o difficili. I  sistemi possono quindi adattare l’esperienza di apprendimento per  soddisfare gli stili di apprendimento personali degli studenti con  gradualità e precisione. Allo stesso modo, i laboratori virtuali
possono dare agli studenti l’opportunità di progettare, condurre e  imparare attraverso la realizzazione di esperimenti, piuttosto che  semplicemente studiandoli. Inoltre, la tecnologia non cambia solo i  metodi di insegnamento e apprendimento, può anche elevare il ruolo  degli insegnanti dal trasmettere la conoscenza ad attività di  co-produzione di conoscenza, come coach, come mentori e come  valutatori.[14]

Un’ultima suggestione:

In chiusura segnalo l’articolo di Vittorio Pelligra pubblicato su Il  sole 24 ore: “E se sostituissimo al metro del merito quello della  dignità? Regna la retorica della meritocrazia. Eppure, nella
valutazione delle persone, sarebbe ora di introdurre nuovi strumenti,  più equi”[15].

Propongo a riguardo la seguente domanda. Che considerazioni si  potrebbero fare se all’articolo segnalato sostituissimo: “società  avanzate” con “scuole”, “lavoro” con “studio”, “ricchezza” con “buoni  voti”, “povertà” con “insufficienze diffuse”, “la stabilità di ogni  società” con “la coesione nelle classi”, “élites tecnocratiche che li  governano e li sovrastano politicamente ed economicamente” con “i  migliori della classe”, “comunità” con “classi”, ecc.?

Forse potremmo aprire un dibattito anche sulla valutazione scolastica.

E se come affermato nell’articolo, “Il mercato non premia il merito e  il «premio», maggiori salari, maggiori profitti, una maggiore  ricchezza, non dovrebbero mai essere considerati un indicatore di un  maggiore merito”, perché la scuola dovrebbe considerare una priorità  valutare il merito del singolo esponendo lui e il resto della classe  ai rischi che V. Pelligra segnala come ricorrenti nel mondo del lavoro?

NOTE

[1] Tutte le traduzioni del testo OCSE presentate nell’articolo sono  nostre e non possono, per questo motivo e in alcun modo, essere  attribuite ad OCSE, ma solo all’autore di questo scritto.
Anche i testi tratti dai paper universitari citati sono nostre  traduzioni e non impegnano in alcun modo gli autori

[2] Didattica a distanza verrà abbreviata in DaD nel seguito dell’articolo

[3] S.Capogna, Schools 2.0: Experiences and Expertise. Digital  Teachers Wanted, Italian journal of sociology of education, 8 (2),  2016 54. http://ijse.padovauniversitypress.it/2016/2/4

[4] OECD (2020), Education at a Glance 2020: OECD Indicators, OECD  Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/69096873-en

[5] coloro che non sono né impegnati né in percorsi di istruzione o  formazione, ne lavorano o cercano lavoro vengono definiti NEET.

[6] “Ci sono prove convincenti che la professionalità degli insegnanti  è il fattore determinante all’interno della scuola per il rendimento  degli studenti, quindi vanno concentrati gli sforzi necessari per  attirare i migliori talenti verso la professione di insegnante e  fornire loro una formazione di alta qualità (OCSE, 2019 [1]). Le  politiche di fidelizzazione degli insegnanti devono promuovere  ambienti di lavoro che incoraggino insegnanti efficaci a continuare a  insegnare.” OECD (2020), Education at a Glance 2020: OECD Indicators,  OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/69096873-en,  Indicatore D5 Chi sono gli insegnanti?, pag.428.

[7]Vedere la scheda paese sull’Italia. Per scaricarla:  http://wx.oecdcode.org/rHdMXgPy

[8]

Insegnamento difensivo: una possibile concausa del cattivo posizionamento italiano nel DESI 2020

[9] F2F, Face to face

[10] LIM, Lavagna Interattiva Multimediale

[11] “L’apprendimento sincrono misto è ancora un fenomeno emergente  nell’istruzione superiore ma sta diventando sempre più popolare come  mezzo per soddisfare le esigenze di studenti del 21 ° secolo, che  desiderano la flessibilità di partecipare a classi basate sul campus  F2F o online a seconda di dove possono essere fisicamente al momento  della lezione (Bell, Sawaya & Cain, 2014; Bower et al, 2015; Bower,  Kenney, Dalgarno, Lee e Kennedy, 2014; Irvine, Code & Richards, 2013;  Szeto, 2015)” Nostra traduzione dal testo: Collaborative learning  across physical and virtual worlds: Factors supporting and  constraining learners in a blended reality environment,  https://www.researchgate.net/publication/299093984

[12] TIC, Tecnologie dell Informazione e della Comunicazione

[13] S.Capogna, Schools 2.0: Experiences and Expertise. Digital  Teachers Wanted, Italian journal of sociology of education, 8 (2),  2016 54. http://ijse.padovauniversitypress.it/2016/2/4

[14] Da: “Covid-19 on education insights from education at a glance”,  2020 http://wx.oecdcode.org/Y1bx7rsQ

[15]
https://www.ilsole24ore.com/art/e-se-sostituissimo-metro-merito-quello-dignita-ADipWTq

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