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L’approccio pedagogico alle neuroscienze di Dahaene e i “pensieri ipotetici” di un insegnante qualunque: un incontro, scontro e confronto

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In collaborazione con la collega Asteria Bramati di Milano – Il cervello impara bene solo se è curioso, concentrato e in grado di creare modelli mentali e registrare concetti mediante termini nominabili che interpretano la realtà.

Lo studente, quando è attivo, riformula di continuo la propria conoscenza, la trasforma in parole o pensieri che per lui hanno senso.

Attivo non significa certamente solo corporeo e cinestetico.

Sottolinea Dehaene (2019) “è nella testa e non nei piedi, che il coinvolgimento attivo fa il suo lavoro”.

Ma cosa devo fare in concreto in aula? Ancora altre teorie, ne ho lette 1000 nella mia carriera!

Teoria e pratica a confronto = verso il costruzionismo

La teoria che presentiamo è fondata, ma la vita e i pensieri dei docenti d’aula lo sono parimenti. Il confronto tra teoria e pratica ci rende “attivi” come vuole Dehaene.

Per questo, dopo ogni paragrafo, troverete in grassetto:

i pensieri di un insegnante qualunque, i pensieri che immaginiamo ogni docente abbia davanti a nuove e vecchie teorie! Ma leggete!

La pedagogia del coinvolgimento

La pedagogia del coinvolgimento attivo sostiene che ogni ragazzo e ogni ragazza deve essere attivo, autonomo e impegnato anche per sua scelta nell’apprendimento, ma ciò non significa che l’allievo deve essere lasciato a se stesso, lo è già a casa a volte.

Secondo Dehaene, è indispensabile che l’apprendimento sia costruito in un ambiente strutturato dall’insegnante, che prima deve essere una guida per divenire in seguito a volte un tutor.

Quindi, per Dehaene, la pedagogia della scoperta e del mero coinvolgimento è rischiosa, per apprendere bisogna che l’insegnamento sia strutturato ed organizzato sulla base di una serie di attività razionali ben pianificate.

All’inizio è vero, Dehaene ha ragione, ma poi il costruttivismo può essere utile dai, quando imparano li lascio fare anche da soli!

Costruzionismo: la “Nuova Allenza” allievi e docente

Anziché parlare di costruttivismo è meglio fare riferimento al costruzionismo: la conoscenza è un processo di modellazione, che dà forma alla realtà.

Il costruzionismo non vuole fornire soluzioni sempre e necessariamente esatte, poiché la conoscenza non descrive né prescrive come il mondo sia, ma l’inscrive .

Aristotele nella Metafisica definisce il ruolo del sapere tra insegnante e allievo così;

Ciascuno può dire qualcosa intorno alla realtà, e se, singolarmente questo contributo aggiunge poco o nulla alla conoscenza della verità, tuttavia, dall’unione di tutti i singoli contribuiti deriva un risultato considerevole”.

Teorie nuove, mah, anche Aristotele adesso. Forse ho capito, ma poi in aula cosa devo fare? Ma cos’è questo costruzionismo poi?

Varietà di approcci, metodi, tecniche e strategie

Secondo Dehaene e secondo noi non esiste un metodo unico e miracoloso.

Esistono semmai delle attività, basate su vari metodi, che gli insegnanti realizzano giorno per giorno nelle aule, che stimolano gli studenti a riflettere autonomamente: attività pratiche, discussioni a cui ognuno può prendere la parola, lavori di gruppo in piccole unità di apprendimento.

Tutte le soluzioni sono buone a condizione che costringano i giovani a rinunciare al comfort della passività.

Ma i miei allievi non lo farebbero mai, cioè essere attivi! Quelli è tanto se ascoltano!

La curiosità

Ciò che ci permette davvero di imparare è la curiosità.

Però c’è un problema e lo dice anche Meirieu:

1. Non si ha curiosità verso cose già viste.

2. Ma non si ha neppure attrazione verso cose troppo nuove, la cui complessità ci confonde.

Secondo Dehaene perfino i bimbi più piccoli sono attratti da stimoli di complessità intermedia, né troppo semplici né troppo complessi, ma abbastanza strutturati da consentire loro di imparare, e non citiamo ancora Vygotskij che peraltro scrive nel 1920.

Curiosità, desiderio, bello sì, ma la fatica e l’impegno? Io però non so ancora cosa fare domani a lezione!

Effetto Riccioli d’oro

Fin dagli anni 40 il marketing sfrutta i principi della psicologia della persuasione per influenzare le idee delle persone. Una di queste è nota come effetto Riccioli d’oro e consiste nell’affiancare ad un prodotto regolare sia una versione più costosa e completa, sia una più economica ed ordinaria in modo da far risultare più appetibile l’opzione standard, quella intermedia.

È necessario quindi arricchire l’ambiente costantemente di nuovi oggetti e materiali didattici, né troppo semplici né troppo complessi. Maffei parla di “ambiente arricchito”, che permette all’allievo di interagire e riflettere sugli oggetti fino alla metacognizione.

Romualdi e Bramati faranno 3 articoli, uno più difficile e uno più facile di questo, così leggo questo intermedio. Mi fanno ridere ‘sti due, “Ah ah ah!!!!”.

Il collegio San Carlo di Modena

Citiamo la lodevole iniziativa “la filosofia con i bambini” del collegio S. Carlo di Modena. Essa è una pratica che non mira a una spiegazione semplificata di autori e temi della storia della filosofia, ma intende far leva sull’autonomia di pensiero dei bambini, sulla loro capacità di scelta, sul loro diritto a intervenire nei discorsi dei “grandi”, a esprimere il loro punto di vista, nel pieno rispetto degli altri, delle loro esigenze e, perché no, delle loro incertezze e delle loro difficoltà.

Bella idea, ma non so cosa cambiare in aula. Ora mi faccio un caffè prima di uscire dall’aula docenti!

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