“L’amore non uccide”, il grido dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ai funerali di Sara Campanella

Un dolore profondo e collettivo ha avvolto la comunità di Misilmeri, nel Palermitano, durante i funerali di Sara Campanella, la giovane studentessa brutalmente uccisa da un collega universitario, reo confesso.
L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha pronunciato un’omelia toccante, che ha dato voce allo sgomento e alla sofferenza di una città intera. “Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché?”, ha esordito il presule, rivolgendosi ai familiari, agli amici e a tutti coloro che hanno voluto dare l’ultimo saluto alla giovane.
La bellezza spezzata dalla violenza
Nel suo discorso, monsignor Lorefice ha sottolineato come la violenza abbia distrutto non solo la vita di Sara, ma anche la bellezza che lei rappresentava. “Vediamo come la violenza abbia ancora distrutto la bellezza di Sara, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo attraverso i suoi studi universitari”, ha detto l’arcivescovo, ricordando il percorso di vita e di studi della giovane, che sognava di realizzarsi professionalmente e di costruire un futuro con l’uomo che aveva scelto di amare. Parole che hanno commosso i presenti, lasciando spazio a un silenzio carico di dolore e riflessione.
“L’amore non uccide. È assurdo!”
L’arcivescovo ha poi lanciato un messaggio forte contro la violenza, definendola un atto assurdo e inaccettabile. “L’amore non uccide. È assurdo!”, ha dichiarato con fermezza, invitando tutti a riflettere sul significato autentico dell’amore e sul rispetto per la vita umana. Il dolore per la perdita di Sara si è trasformato in un grido di denuncia contro ogni forma di violenza, un appello a non restare indifferenti di fronte a tragedie come questa.