L’allarme di Gratteri: “Mafie usano TikTok per adescare giovani nelle scuole”
Il Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha lanciato un grido d’allarme durante la presentazione del Rapporto “Cyber organized crime. Le mafie nel Cyberspazio”: le organizzazioni criminali stanno sfruttando i social media per infiltrarsi nelle scuole e reclutare giovani.
Gratteri ha sottolineato come le mafie si siano evolute nel tempo, adattandosi ai cambiamenti sociali. Dai pizzini utilizzati durante il regime borbonico, alla pubblicità e all’acquisto di squadre di calcio nel Novecento, fino all’utilizzo dei social media negli ultimi 30 anni.
Il Procuratore ha evidenziato come i criminali messicani siano stati i primi ad utilizzare Facebook, mostrandosi ricchi e potenti, e inviando messaggi di morte ai cartelli rivali. Successivamente, le mafie si sono spostate su TikTok, piattaforma maggiormente utilizzata dai giovani, che rappresentano la fascia sociale che consuma di più pur non avendo grandi risorse economiche.
Attraverso TikTok, le mafie ostentano ricchezza e potere, mostrando orologi d’oro, vestiti firmati e banconote. Questo messaggio è particolarmente pericoloso in aree depresse come Secondigliano e Caivano, dove i giovani crescono in contesti difficili e sono più vulnerabili al fascino del denaro facile e del potere criminale.
Gratteri ha espresso preoccupazione per il fatto che le istituzioni non stiano prendendo sul serio la minaccia rappresentata dalle mafie nel cyberspazio. Poi ha criticato la mancanza di competenze e la difficoltà nel trovare consulenti adeguati per affrontare questa nuova sfida.
Il Procuratore ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di non rimanere in silenzio di fronte a questa minaccia, poiché “il silenzio è complicità”.