La tradizione del Natale e l’epidemia, chiediamo ai nostri alunni cosa ne pensano. Lettera

inviata da Mara Pieroni – Sui giornali c’è un gran parlare di Natale in relazione all’emergenza sanitaria. Solo qualche politico o esperto del settore sanitario ha avuto il coraggio di rispondere per le rime a chi comincia a preoccuparsi e fa proposte o pronostici sul cenone di Natale e sul veglione di fine anno.
Quando scoppiò l’epidemia anche la Cina si stava preparando per i tradizionali festeggiamenti cinesi, ma nessuno mise in dubbio quali fossero le priorità. Niente feste, tutti a casa. Senza se e senza ma. Ora il mondo occidentale, che da decenni ha trasformato una tradizione in business, non riesce a darsi pace. E pensare che manca ancora più di un mese…
Questo problema voglio proprio portarlo ai miei studenti e vedere loro cosa ne pensano. Perché proprio ai miei studenti? Perché loro saranno più schietti e sapranno cosa rispondere senza tante sovrastrutture. Senza chiedersi se sia più giusto mettere in pericolo la salute di una società intera per salvare questa festa che perde di anno in anno il suo valore autentico per tramutarsi in un impiccio consumistico dove nessuno ci guadagna e tutti ci rimettono, dove anche gli adolescenti sentono la malinconia rimpiangendo i natali di quando erano piccoli.
Sono certa che l’unica cosa che vorrebbero chiedere a babbo Natale sarebbe svegliarsi nel Natale 2019, senza covid, senza mascherine, senza disinfettanti e senza distanziamento. Qualcuno chiederà di ritornare indietro per poter riabbracciare la nonna o lo zio morti da soli in un lontano ospedale. Qualcuno forse chiederà di risvegliarsi nel Natale 2021 o nel Natale 2022, quando forse sarà tutto finito, forse…Forse qualcuno chiederà di poter tornare a scuola con i compagni, portando in classe qualche bel panettone al cioccolato. Tutti chiederanno di tornare alla normalità. Questo sarebbe il regalo più bello.