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La teoria tripolare di Sternberg: triarchia del pensiero e sviluppo delle Intelligenze Multiple.

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Robert Sternberg è un noto psicologo americano, professore universitario e studioso dello sviluppo cognitivo, attivo tuttora ma soprattutto nella seconda metà del ‘900.

Il modello tripartito dell’intelligenza

Il merito della sua teoria – molto complessa – sta nell’aver creato una precisa tassonomia delle intelligenze (compito in cui come molti, prima e dopo di lui, si sono cimentati: Gardner ne è un esempio, con la sua nota Teoria delle Intelligenze multiple), e nell’averla scomposta in vari sub-domini.

Ciò rappresenta un valido strumento teorico per l’insegnante che voglia assecondare la natura di un alunno (potenziando un tipo di intelligenza), oppure per stimolare nel discente quei tipi di intelligenza che non sono innatamente spiccati in lui/lei, e che quindi necessitano di essere stimolati.

 Componenti e metacomponenti

Secondo Sternberg, la nostra intelligenza è formata da componenti e meta-componenti: le prime sono “processi elementari di informazioni che operano rappresentazioni interne di oggetti e simboli”.

Esse possono essere suddivise a loro volta in meta-componenti (dette anche “direttivi” o homunculus), che possono essere di tre tipi (Sternberg divide spesso i concetti in tre): di prestazione, di combinazione e di acquisizione di conoscenza.

Le prime sono i processi cognitivi impiegati dalla persona per la sua performance mentale, le seconde sono le facoltà di combinare più o diverse tecniche e metodi per giungere allo stesso risultato nel processo di problem solving, e le ultime concorrono alla formazione dell’insight (l’intuizione da cui nasce l’apprendimento).

A loro volta, queste ultime si dividono in: componenti generali (che consentono di eseguire i task), di classe (che consentono di confrontarsi con una sub-categoria di task) e, infine, componenti specifiche (quelle utili per svolgere ogni sub-task).

 Intelligenza analitica, creativa e pratica

La teoria della triarchia del pensiero (così chiamata perché si basa su suddivisioni triadiche) afferma anche che l’intelligenza si esprime attraverso tre componenti fondamentali: analitica, creativa e pratica.

A ognuna di esse equivale una innata predisposizione verso alcune materie d’insegnamento, com’è facile intuire: il discente dall’intelligenza analitica sarà più propenso per le materie scientifico/matematiche, quello con l’intelligenza dalla componente creativa sarà più portato per le arti e la letteratura, mentre l’alunno con la componente pratica più spiccata sarà più portato per le materie laboratoriali e le discipline tecnico/manuali.

 Le tre sub-strutture

Compito del docente, tuttavia, non è solamente di incanalare il ragazzo/a verso le materie per cui è maggiormente portato/a e spingerlo a dare il meglio di sé in queste ultime, per trovare la propria vocazione.

La missione dell’insegnante, infatti, è quello di formare gli alunni sotto tutti i punti di vista e gli aspetti dell’intelligenza: per farlo, dunque, dovrà individuare anche la struttura dell’intelligenza dell’alunno, ovvero capire qual è il modo a egli/ella più congeniale per imparare.

In ciò, la teoria di Sternberg viene in aiuto: egli infatti afferma che l’intelligenza – sempre in una prospettiva triarchica – ha una struttura contestuale, esperenziale e componenziale.

 Tecniche didattiche ad hoc

La prima vede il soggetto che cerca un adattamento tra il suo io e l’ambiente che lo circonda: la sua intelligenza dunque cambia in base al contesto circostante.

Un docente che sa di avere, in classe, una serie di alunni con intelligenza spiccatamente di questo tipo, può far leva ad esempio sull’empatia che si sviluppa nei lavori di gruppo con gli altri compagni, per permettere ai primi di migliorare la propria performance.

Diversamente, la struttura esperenziale dell’intelligenza differenzia i soggetti che ne sono dotati in base al loro grado di insight applicato al problem solving: in questo caso, senza dubbio l’insegnante può contare sulle tecniche di case-study e su esercitazioni pratiche, per stimolare questo tipo di intelligenza.

Infine, per i soggetti che avessero una struttura dell’intelligenza componenziale, è bene che i docenti utilizzino delle mappe mentali e/o concettuali (di diverso tipo, a seconda della situazione).

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