La studentessa che ha subito razzismo a scuola: “La mia pelle nera è stata sempre un problema. Mi dicono ancora oggi extracomunitaria per insultarmi”

“Ho sempre avuto problemi con me stessa a causa del giudizio degli altri. Sono nera: mio padre è senegalese, mia madre italiana, e diciamo che a causa di questo difetto fisico gli altri mi hanno preso in giro. L’appellativo che mi ha fatto stare più male è ‘balena nera’”.
Sono le parole rilasciate a La Repubblica da una studentessa 18enne che frequenta l’ultimo anno del liceo scientifico Salvemini.
La ragazza racconta di come il suo colore della pelle sia da sempre un grosso problema. E anche nel futuro non si immagina che le cose possano veramente cambiare.
“Ero all’ufficio postale con mia zia, eravamo allo sportello e l’operazione che stavamo facendo richiedeva più tempo del previsto. Qualcuno in fila dietro di noi mi ha cominciato a insultare: mi davano dell’extracomunitaria, mi dicevano: ‘Perché non vai via?’. Senza alcun motivo”, spiega la ragazza che racconta come l’abbia scossa molto la notizia dei quattro bambini trasferiti dalla scuola Don Bosco di Bari perché in classe c’erano troppi stranieri: “mi sono sentita ferita. Nel 2023 è inaccettabile. C’è rabbia e dispiacere per quei bambini rimasti: magari si sentiranno giudicati ingiustamente, così come i loro genitori”.
“Ho sofferto il bullismo fino alla terza media. Le persone che mi tormentavano alle elementari ad Adelfia erano le stesse che poi lo facevano alle medie. Mi chiamavano aliena. Mia zia, che mi ha cresciuta fin da piccola, dopo che né mio padre né mia madre mi hanno voluta, mi invitava a non ascoltare chi mi insultava e mi diceva che il colore della mia pelle non aveva niente di sbagliato. Anzi, che le persone ambivano a essere come me in estate”, racconta Filomena.
“Purtroppo il bullismo prendeva comunque il sopravvento. Istintivamente mi veniva da piangere ogni volta e andando avanti la situazione non cambiava: quando ricevevo un commento che riguardava il mio aspetto esteriore, la mia reazione era quella. E sono tutt’ora molto emotiva, ci tengo molto”, aggiunge.
Alle superiori però le cose sembrano essere migliorate: “È come se i miei compagni non guardassero il colore della pelle. Mi sono subito integrata, ho a che fare con gente matura che sa rispettare l’altro. Mi vogliono tutti bene. E la preside Tina Gesmundo mi ha colpita perché sin dal primo giorno, quando ci ha accolti nell’Auditorium delle culture, ci ha tenuto a rimarcare che siamo tutti uguali. E mi sono sentita in un territorio protetto”.
Dopo la scuola cosa ci sarà? “Una facoltà umanistica. Punto molto alla mia realizzazione personale, indipendentemente dal giudizio degli altri. E questo l’ho capito grazie a un percorso con lo psicologo iniziato in terza media. Quello è stato un periodo molto brutto, venivo bullizzata tantissimo e rischiavo di essere malmenata anche fuori da scuola”.
Ma il vero sogno della ragazza è “iscrivermi a Medicina, anche se non penso ci riuscirei perché in questi anni ho avuto qualche difficoltà in matematica”.