La storia di Sara, da maestra a pastora. Come crescere i propri figli lontano dal frastuono cittadino: “È stata una mia scelta”

Una vita scandita dai ritmi della natura, dedicata alla coltivazione della terra e alla cura degli animali. Un desiderio controcorrente nell’era digitale per Sara, insegnante 40enne in una scuola.
La sua aspirazione l’ha portata a iscriversi alla Scuola per Pastori, un percorso formativo immerso nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi monte Falterona. Una decisione maturata nel tempo, come lei stessa racconta a Il Resto del Carlino: “È stata una mia scelta. Ho già partecipato ai progetti della scuola in passato e il ricordo di quell’esperienza ancora mi commuove”. L’obiettivo è chiaro: crescere i propri figli lontano dal frastuono cittadino, “abbracciando i silenzi dell’Appennino”.
Il percorso formativo
Nata a Padova da padre burundese e madre veneto-siciliana, Sara ha costruito una famiglia numerosa, con figli dai 4 ai 22 anni. Il suo entusiasmo ha contagiato anche il marito, giocoliere di professione, che ha deciso di supportarla attivamente nel progetto di vita. “Si è addirittura iscritto ad Agraria”, spiega Sara, “per capire i meccanismi fondamentali di gestione della nostra futura azienda agricola“. La formazione ricevuta alla Scuola per Pastori ha già dato i primi frutti concreti: Sara ha iniziato ad allevare nove capre e a produrre formaggi, con una particolare predilezione per yogurt e gelati, che definisce “spettacolari” secondo i primi assaggiatori. Un percorso che unisce passione, studio e dedizione verso un futuro all’insegna della pastorizia.
Il progetto europeo
L’iniziativa della Scuola per Pastori si inserisce nel più ampio progetto europeo Life ShepForBio, cofinanziato dall’Unione Europea. Tale programma proseguirà anche nel 2025, offrendo l’opportunità ad altri otto candidati di intraprendere corsi e stage nel settore. Andrea Gennai, direttore dell’ente parco, chiarisce le finalità: “L’obiettivo del progetto è quello di migliorare lo stato di conservazione ambientale di alcuni habitat di ambiente aperto, come praterie e pascoli, in alcuni siti toscani e romagnoli della Rete Natura 2000, attraverso una loro corretta gestione pastorale”. Un impegno concreto per la tutela della biodiversità che passa anche attraverso la riscoperta di mestieri antichi e la valorizzazione del territorio del Parco Nazionale Foreste Casentinesi.
Educazione ambientale e progetti europei nelle scuole
La vicenda di Sara si inserisce in un ambito più ampio di educazione ambientale e non solo. L’integrazione nei percorsi scolastici è ormai un pilastro fondamentale, anche alla luce degli obiettivi dell’Agenda 2030 e dell’introduzione dell’Educazione Civica come materia trasversale. Le istituzioni scolastiche hanno diverse opportunità per partecipare attivamente a iniziative e progetti che promuovono la biodiversità, la gestione sostenibile del territorio e l’economia circolare, spesso grazie a finanziamenti europei.
Il programma Erasmus+ è uno strumento chiave: attraverso l’Azione Chiave 1 (KA1) supporta la mobilità del personale scolastico per corsi di formazione su tematiche ambientali o job shadowing presso organizzazioni partner (come parchi naturali o enti di ricerca), e la mobilità degli studenti per scambi culturali focalizzati sulla natura e l’ambiente. L’Azione Chiave 2 (KA2) finanzia invece Partenariati Strategici tra scuole, università, enti locali, ONG o imprese per sviluppare pratiche didattiche innovative, materiali educativi sulla sostenibilità o progetti concreti sul territorio, magari in collaborazione con realtà simili a quelle che gestiscono progetti LIFE come ShepForBio.
Oltre a Erasmus+, le scuole possono attingere ai Fondi Strutturali Europei (FSE+ e FESR), gestiti a livello nazionale e regionale attraverso programmi come il PON Scuola (Programma Operativo Nazionale) o i POR (Programmi Operativi Regionali). I fondi possono finanziare infrastrutture (laboratori scientifici, orti didattici, efficientamento energetico degli edifici scolastici) e soprattutto percorsi formativi per docenti e studenti su temi come l’agricoltura biologica, il monitoraggio ambientale, la gestione dei rifiuti, spesso con un focus sulle competenze green richieste dal mercato del lavoro. Esistono anche bandi specifici emanati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito o dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nonché iniziative promosse da enti locali.
Scuole rurali e aree interne
Non solo. Le scuole situate in aree rurali, montane o interne, come quelle dell’Appennino, rappresentano presidi educativi e sociali fondamentali ma affrontano sfide gestionali specifiche, spesso legate allo spopolamento e alla marginalità geografica. Una delle caratteristiche più note è la presenza delle pluriclassi, classi che accolgono alunni di età e anni di corso differenti sotto la guida di un unico insegnante. La gestione didattica delle pluriclassi richiede metodologie flessibili, come l’insegnamento individualizzato, il lavoro per gruppi eterogenei, il cooperative learning e l’uso mirato di tecnologie didattiche, come indicato anche da ricerche e linee guida prodotte da enti come INDIRE. Sebbene complesse da gestire, le pluriclassi possono favorire l’apprendimento tra pari e lo sviluppo dell’autonomia negli studenti.
Dal punto di vista dell’organico docente e ATA, le scuole in aree interne possono incontrare difficoltà nel reperire personale stabile a causa dell’isolamento o della mancanza di servizi. La definizione dell’organico dell’autonomia deve tenere conto delle specificità di queste scuole, inclusa la gestione delle pluriclassi. Non è raro il fenomeno delle reggenze, con dirigenti scolastici che devono gestire più istituti, spesso distanti tra loro. A livello nazionale e locale, sono state avviate diverse iniziative per supportare queste scuole.
La Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI) mira a contrastare la marginalizzazione e il declino demografico attraverso interventi integrati che riguardano anche i servizi essenziali, tra cui l’istruzione, promuovendo il mantenimento dei plessi scolastici e l’innovazione didattica. Specifici assi del PON Scuola o fondi nazionali possono essere destinati a ridurre i divari territoriali e a finanziare progetti per le scuole in aree disagiate o periferiche (es. potenziamento delle competenze di base, laboratori, connettività).
Fondamentale è anche il ruolo degli enti locali (Comuni, Unioni Montane, Regioni) nel fornire servizi di supporto (trasporto scolastico, mense, edilizia scolastica) e nel promuovere sinergie tra la scuola e il tessuto economico e ambientale locale. Progetti che collegano la didattica alle realtà del territorio, come aziende agricole, parchi naturali, artigiani locali o piccole imprese, possono arricchire l’offerta formativa, rendere l’apprendimento più significativo e contribuire a creare un legame più forte tra i giovani e il loro ambiente, contrastando la tendenza all’abbandono di queste aree.