La storia di Raffaele, docente di religione che diventa rider: “La scuola è un macello. È tutto precariato, non è che uno può fare ‘sta vita”

La storia di Raffaele è un intreccio sorprendente di elementi apparentemente sconnessi che si fondono in un racconto di resilienza e adattamento. Con due lauree alle spalle, in filosofia e teologia, l’uomo ha vissuto l’esperienza del precariato come insegnante di religione fino a quando la pandemia di Covid-19 non ha stravolto la sua vita professionale.
“La scuola è un macello. È tutto precariato, non è che uno può fare ‘sta vita,” confessa, in un’intervista al Corriere della Sera, l’ormai ex docente, rivelando la frustrazione di molti docenti precari in Italia. Ma la sua storia prende una piega ancora più complessa: durante questo periodo di incertezza lavorativa, Raffaele stava anche completando un percorso di transizione da donna a uomo, aggiungendo un ulteriore livello di complessità alla sua situazione personale e professionale.
È in questo contesto che, su consiglio di un giovane amico, Raffaele si candida come rider per JustEat, quasi incredulo di poter essere assunto a 40 anni. “Non avrei mai pensato di fare il rider,” ammette. Eppure, questa scelta si è rivelata sorprendentemente positiva per lui.
Nonostante le sfide fisiche del lavoro, soprattutto all’inizio quando usava una bicicletta tradizionale per percorrere anche più di 10 km a consegna, Raffaele trova aspetti gratificanti nel suo nuovo ruolo. “Quando insegnavo avevo più stress mentale. Il rider è una cosa fisica,” spiega, sottolineando come il passaggio a una e-bike abbia notevolmente migliorato le sue condizioni di lavoro.
Raffaele sfata anche alcuni miti sul lavoro di rider, evidenziando come il servizio sia fondamentale per molte categorie di persone, dai malati in ospedale agli invalidi, fino alle forze dell’ordine. “Durante il Covid poi eravamo fondamentali,” ricorda, sottolineando l’importanza sociale del suo lavoro.
Tuttavia, la vita da rider a Roma non è priva di pericoli. Raffaele racconta di tre aggressioni subite, rivelando i rischi che i rider affrontano quotidianamente, specialmente di notte. A questi si aggiungono i pericoli legati alla conformazione urbana di Roma: “Sampietrini, rotaie, radici, buche, strade poco illuminate. Bisogna stare attentissimi,” avverte,
Nonostante le difficoltà, Raffaele sembra aver trovato una stabilità in questo lavoro inaspettato. Con un contratto part-time a tempo indeterminato e uno stipendio che definisce buono, grazie anche a uno scatto di anzianità, Raffaele rappresenta un esempio di come la vita possa prendere direzioni impreviste, ma non necessariamente negative.