La storia di Lorenzo, docente di religione: “Ci etichettano come ‘raccomandati’, ma siamo precari da 20 anni. Abbiamo i titoli per essere di ruolo”

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Dopo 20 anni, ci sarà il concorso per insegnanti di religione cattolica. Su Avvenire c’è spazio per la storia di un docente precario, Lorenzo. Fino a oggi, questi educatori hanno affrontato un panorama professionale precario, privo di concorsi pubblici, sfidando l’erronea percezione di essere automaticamente assunti a tempo indeterminato.

Lorenzo, con dieci anni di esperienza e un titolo in Scienze Religiose, rimane sospeso in un limbo professionale unico nel panorama scolastico. La recente intesa tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero dell’Istruzione e del Merito, che annuncia un nuovo concorso, sembra una luce all’orizzonte. Tuttavia, il precedente fallimento del bando del 2020, interrotto per intoppi politici, insegna a Lorenzo e ai suoi colleghi una cauta speranza.

L’attesa procedura straordinaria, che dovrebbe coprire il 70% dei posti disponibili, rappresenta una potenziale svolta. Questa potrebbe essere l’opportunità per risolvere la carenza di insegnanti e fornire stabilità a molti precari storici. Nonostante ciò, resta il dubbio su quanto tempo si dovrà attendere per i concorsi successivi.

A 38 anni, con due figlie, Lorenzo si interroga sulla validità del suo ruolo educativo. Il dibattito sull’insegnamento della religione cattolica è complesso, variando dall’accusa di indottrinamento alla richiesta di un insegnamento più inclusivo di altre fedi. La risposta di Lorenzo a queste critiche risiede nel valore del suo lavoro quotidiano, caratterizzato da studio, riflessione e costruzione di relazioni.

In attesa del concorso, l’attenzione rimane focalizzata sul bene più prezioso: gli alunni. Per Lorenzo e i suoi colleghi, il futuro resta incerto, ma la determinazione e l’impegno rimangono costanti, nella speranza di un riconoscimento professionale pieno e di una maggiore stabilità per la categoria.

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