La storia di Giacomo, bocciato all’esame di Burioni nel 2012: “Un test non definisce lo studente. Ora sono virologo, ho lavorato anche a Harvard e Oxford”
Giacomo Gorini, 35 anni, rappresenta un esempio luminoso dell’eccellenza italiana nel campo della ricerca biomedica. La sua carriera è un viaggio stimolante che lo ha portato dalle aule dell’Università di Milano, sotto la guida di Roberto Burioni, fino ai più prestigiosi centri di ricerca mondiali, tra cui Cambridge, Harvard e Oxford.
A Oxford, Gorini ha contribuito allo sviluppo di uno dei vaccini anti-Covid, dimostrando l’importanza della ricerca italiana sul palcoscenico globale.
In una lunga intervista al Corriere della Sera, Gorini ricorda con affetto il suo incontro con il professor Burioni durante l’anno accademico 2011-2012, descrivendolo come un mentore e una figura chiave nella sua formazione. Contrariamente alle voci che lo dipingono in modo critico, Gorini lo descrive come un insegnante appassionato, la cui dedizione ha ispirato molti, compreso lui stesso. L’impegno e la passione di Burioni hanno indirizzato Gorini verso la ricerca biomedica, sottolineando l’importanza di figure mentorali ispiratrici nell’educazione.
Il percorso di Gorini non è stato privo di sfide, come evidenzia la sua iniziale difficoltà in un esame di pre-test, un momento che ha definito il suo approccio resiliente agli ostacoli. Tuttavia, questi ostacoli hanno rafforzato la sua determinazione, portandolo a successi significativi nella sua carriera.
Nonostante le opportunità limitate in Italia che lo hanno spinto nuovamente all’estero, Gorini rimane ottimista riguardo al futuro. La sua esperienza internazionale e la collaborazione con figure di spicco come Anthony Fauci evidenziano l’importanza della mobilità accademica e della collaborazione transnazionale nella ricerca. Gorini aspira a continuare a esplorare e contribuire significativamente alla scienza, mantenendo viva la sua passione per la ricerca.