La storia di Edoardo Bove: “Senza calcio sono incompleto”. E sul primo soccorso: “Più informazione c’è, più siamo tutti al sicuro, importante la prevenzione”

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Edoardo Bove, giovane centrocampista della Fiorentina, ha emozionato il pubblico dell’Ariston, durante l’ultima puntata del Festival di Sanremo, raccontando la sua esperienza dopo l’arresto cardiaco che lo ha colpito lo scorso dicembre.

 “Vivo questa esperienza tra alti e bassi: il calcio è la mia forma di espressione”, ha confessato il calciatore, paragonando la sua attuale condizione a quella di “un cantante senza voce” o a “una persona che ha perso un grande amore”. Bove ha ammesso di sentirsi “incompleto e vuoto”, ma si sta facendo aiutare per affrontare questo difficile momento. L’affetto ricevuto, “al di là dei colori e delle bandiere”, gli ha fatto comprendere la gravità della situazione e la paura di chi gli sta vicino di perderlo.

“Fortunato a essere nel posto giusto al momento giusto. Importante il primo soccorso a scuola”

Il centrocampista si ritiene fortunato per la tempestività dei soccorsi, che gli hanno salvato la vita. “In 13 minuti ero in ospedale”, ha ricordato, sottolineando però come non sempre sia così. “Purtroppo ci sono tante testimonianze di persone che hanno perso i propri cari perché non c’è stata prontezza nel soccorso”, ha affermato Bove, lanciando un appello per l’importanza del primo soccorso, anche nelle scuole. “Più informazione c’è, più siamo tutti al sicuro”. Un messaggio forte e chiaro, che ha toccato il cuore del pubblico e ribadisce l’importanza di essere preparati ad affrontare situazioni di emergenza.

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