La storia di Claudia, docente precaria di sostegno: “Al corteo con mio marito, ma scioperare in due costa. I concorsi? Una beffa”
Claudia, insegnante di sostegno precaria, racconta la sua esperienza, tra stipendi incerti, corsi costosi e l’ansia delle nomine annuali. Madre di una bambina di cinque anni, con due lauree, una in storia dell’arte e l’altra in comunicazione del patrimonio, ogni anno a fine agosto attende con ansia la nomina che le permetterà di insegnare.
“A volte, come quest’anno, arrivano in ritardo: siamo stati chiamati il 7 settembre”, racconta a La Repubblica. La precarietà, spiega, non è solo uno svantaggio economico per la famiglia, soprattutto nei mesi estivi, ma anche per gli studenti, costretti a cambiare insegnante ogni anno, compromettendo la continuità didattica.
Con le nuove norme, la situazione è peggiorata. “Le modalità attuali prevedono la conferma del supplente da parte delle famiglie e del dirigente, secondo criteri discrezionali”, spiega. Questo sistema, a suo avviso, crea l’illusione per le famiglie di poter scegliere l’insegnante, mentre l’ultima parola spetta al dirigente. “È una modalità ingiusta”, afferma, “perché l’insegnante di sostegno non è solo dell’alunno con disabilità, ma di tutti gli alunni della classe”.
La docente auspica un’assunzione definitiva “nel giro di pochi anni”, ma la scarsità di concorsi e l’assenza di graduatorie di idonei rendono il percorso difficile.
Per non perdere posizioni in graduatoria, è costretta a frequentare corsi costosi, che possono arrivare a costare anche 3.000 euro. “Il ministero non amplia l’organico di diritto”, denuncia, sottolineando l’impegno del comitato di docenti precari, supportato dalla Flc Cgil, per ottenere la proroga delle assunzioni dalle graduatorie di prima fascia.