Montaruli: “Sì al potenziamento delle materie Stem. Test a numero chiuso per Medicina sono iniqui, occorre cambiare” [INTERVISTA]
Augusta Montaruli è da fine ottobre sottosegretario all’Università. L’esponente di Fratelli d’Italia in un’intervista a Orizzonte Scuola fa il punto il merito alle attività del suo dicastero: dai test d’accesso per Medicina fino alle materie Stem passando per diritto allo studio e emergenza casa dello studente
Uno dei temi che stanno più a cuore al governo è quello del diritto allo studio: 500 milioni sono stati stanziati in Legge di Bilancio. La misura rappresenta solo l’inizio di più un ampio investimento nel settore?
“Con questo intervento abbiamo salvato il diritto allo studio, per il quale altrimenti non ci sarebbero state risorse sufficienti, scongiurando così un tracollo. Non stiamo parlando di un inizio, ma di un vero e proprio salvataggio senza il quale il diritto allo studio di tanti studenti sarebbe stato compromesso. Merito significa prima di tutto possibilità di accedere al percorso universitario e di mettere in campo il proprio talento. L’abbiamo garantito e continueremo a lavorare in questa direzione”.
Altro tema molto sentito è quello degli affitti degli studenti fuorisede: soprattutto nelle grandi città è praticamente impossibile affittare una stanza. Come si può superare il problema?
“In primo luogo stiamo lavorando alla misura prevista dal Pnrr che, entro il 2026, prevede di incrementare i posti letto per gli studenti fuori sede dagli attuali 40 mila a oltre 100 mila. Si tratta di un balzo in avanti sostanziale. Il Governo, attraverso 26l’intervento del Ministro Bernini, su questo fronte si è immediatamente prodigato per centrare gli obiettivi, anche tramite un decreto ministeriale senza il quale il progressivo reperimento degli alloggi, e con esso il beneficio dei fondi, non sarebbe stato possibile. Mentre il Mur lavora per la realizzazione di tale Missione vi è stato, al contempo, un incremento del fondo per gli affitti degli studenti fuori sede, iscritti alle università statali, appartenenti a famiglie con un Isee non superiore a 20 mila euro e che non usufruiscono di altri contributi pubblici”.
Favorevole all’eliminazione dei test a numero chiuso per le facoltà di Medicina? Lei ha aperto all’eventualità del metodo in vigore in Francia. Può spiegarci meglio la sua posizione?
“L’attuale modalità di accesso alla facoltà di medicina è a mio giudizio iniqua e irrispettosa rispetto ai criteri di merito e alla reale preparazione di chi aspira a intraprendere questo percorso. Peraltro, anche il correttivo immaginato dal precedente governo pone i ragazzi che decidono di accedere alla facoltà di Medicina di fronte a tempi e modalità troppo stringenti, che mal si conciliano con le complessive esigenze di studio e che, comunque, non costituiscono un oggettivo parametro di selezione. A tutti deve essere garantito il diritto di misurarsi seguendo corsi e dimostrando la reale attitudine allo studio rispetto a quelle materie. È sulla base di questo principio che va fatta la selezione, anche nell’ottica di numeri prestabiliti di accesso. In questo contesto il cosiddetto modello alla francese è quello più attinente. Un modello che chiaramente non sarebbe esente da opportuni correttivi, ad esempio riguardo ai tempi che potrebbero essere perfezionati al fine di non far perdere l’anno accademico a chi non superi la selezione, garantendo un sostegno verso percorsi più attinenti al proprio talento. Per rendere ancora più completa, solida, l’analisi su una riforma così delicata, e a mio giudizio necessaria, in seno al Mur il ministro Bernini ha recentemente istituito un’apposita commissione”.
Troppi laureati in alcuni settori, mentre in altre materie, come quelle scientifiche, il numero è sotto il fabbisogno. Come è possibile, nel breve e medio periodo, migliorare la situazione?
“Abbiamo promosso e sostenuto il potenziamento delle materie Stem già dai banchi dell’opposizione per cui, ora che siamo al governo, ribadiamo che questo è un nostro obiettivo. A mio parere questa inversione di tendenza passa attraverso un’opera di orientamento allo studio efficace durante il percorso della scuola dell’obbligo. Al contempo, va affrontato il problema della corrispondenza tra il numero di laureati e la capacità del mondo del lavoro di attrarli. In tal senso è necessario immaginare un piano delle competenze che coinvolga il mondo delle università e delle Afam affinché la libertà di scelta del percorso di formazione superiore sia, al contempo, accompagnata dalla piena consapevolezza delle competenze, ricercate nei settori pubblico e privato. Ciascun talento devo poter trovare spazi lavorativi che rappresentino l’applicazione concreta degli studi compiuti”.
Ha destato scalpore la notizia della scelta di una famiglia finlandese di “scappare” via dall’Italia perché ha ritenuto la scuola non idonea per i suoi figli. L’opinione pubblica è divisa. Lei che idea si è fatta della vicenda? Va tutto bene nella scuola italiana?
“Dire che vada tutto bene sarebbe una bugia ma, contempo, non prenderei neppure un singolo caso per farne il punto di riferimento rispetto allo stato di salute del nostro sistema di istruzione. Esistono lacune e disparità, è vero, così come vantiamo eccellenze e situazioni che negli anni stanno crescendo ed evolvendo positivamente. Generalizzare spesso è riduttivo: continuare a lavorare, nell’ottica di crescere e migliorare, è un dovere”.