La “Sex Roulette” russa, l’ultima follia social: rapporti sessuali senza protezione, perde chi rimane incinta. Analizziamo il fenomeno con la Dottoressa Rosa Cappelluccio

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Il mondo digitale è un pilastro del mondo virtuale, è una comunicazione con molti aspetti positivi, i quali facilitano l’accesso alle informazioni, alleviano la solitudine, accorciano le distanze fra le persone, permettono ricchi scambi multiculturali, migliorano la qualità della vita. Anche il mondo della scuola e dell’apprendimento beneficia di elementi multimediali e digitali che permettono una migliore fruizione della cultura e della didattica.

Eppure il digitale ha anche caratteristiche negative: “Tra queste spiccano l’accesso a contenuti vietati, soprattutto se consideriamo i minori, accesso a informazioni false e non fondate che alimentano, in taluni casi, oltre all’ignoranza, anche un clima di odio e di violenza gratuita (fake news), la confusione tra ciò che appartiene alla realtà fisica e la realtà virtuale, interazioni sociali non controllate e non tutelate che accrescono potenzialmente la pericolosità e i rischi, in particolare modo, per gli attori più fragili di tutto il sistema”

Le ha elencate in un’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola Rosa Cappelluccio, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, docente e supervisore dell’Istituto A.T. Beck, in cui ha svelato l’ultima sfida folle del web la Sex Roulette: una challenge che si ispira alla roulette russa e che consiste nell’avere rapporti sessuali senza alcun tipo di protezione, perde chi rimane incinta e che finisce quasi sempre con un aborto.

Dottoressa, quest’ultima sfida nata da poco sul web è qualcosa di sconvolgente, cosa sta accadendo ai nostri ragazzi?

Mi soffermerei anzitutto sul concetto di noia. Viviamo un tempo in cui si allevano i figli con ritmi fondati sulla fretta e sull’ansia, sembra che ogni cosa debba essere fatta nell’immediato per non perdere tempo, c’è la paura di rimanere senza “far nulla”, nel fermarsi si percepisce un pericolo e si fa di tutto per rimanere nella dinamicità della vita che scorre veloce e senza tregua.

In tale andamento, sembra non trovi spazio l’espressione delle emozioni, della noia nello specifico, ed è per questo motivo che i genitori preparano costantemente alternative, pronte e confezionate, ai propri figli evitando che si annoino.

Questa fatica certosina dei genitori permette ai figli di essere sempre soddisfatti, arrecando il grave danno di non far conoscere loro la frustrazione; in questo modo i figli, fin da piccoli, sono abituati a provare sempre qualcosa di nuovo e di piacevole ma che dura solo nel breve periodo, innescando pertanto un circolo vizioso in cui si dovrà cercare sensazioni sempre più forti per mantenere alto il livello di soddisfazione a cui si è abituati. In effetti, i ragazzi hanno la necessità di mantenere alti i livelli di eccitazione perché risulta sempre più complicato gestire ed esprimere le proprie emozioni.

Quale ruolo deve avere la scuola di fronte a fenomeni del genere? E i docenti come devono comportarsi?

La scuola e i docenti sono parte attiva della crescita dei nostri ragazzi. La scuola come istituzione ha il compito di impegnarsi nella sensibilizzazione sui temi della sessualità ma anche, e soprattutto, della conoscenza, della regolazione delle emozioni e dei comportamenti funzionali con programmi che possano coinvolgere anche i docenti, in modo da prepararli a relazionarsi con i ragazzi su topic che vanno oltre la didattica. Per esempio, personalmente mi impegno da anni, insieme ai miei collaboratori, a portare nelle scuole, dall’asilo in poi, un programma DBT (Dialectical Behavior Therapy) per insegnare a bambini, ragazzi e caregivers abilità di Mindfulness, di Tolleranza della sofferenza, di Regolazione delle emozioni e di efficacia interpersonale.

Quale è la fascia di età più colpita nella sex roulette?

Si tratta per lo più di adolescenti.

Stiamo parlando di rapporti sessuali vissuti a dir poco con leggerezza e di aborti usati come metodi anticoncezionali, cosa può consigliare a un genitore?

Anzitutto, si tratta di porre attenzione alle modalità educative messe in atto durante il percorso di maturazione dei propri figli.

Non basta purtroppo colpevolizzare e demonizzare la rete, che sicuramente risulta essere uno strumento che amplifica i comportamenti disfunzionali e le sofferenze, ma che non può contenere tutti gli errori e le devianze possibili ed immaginabili.

Sarebbe un concetto semplicistico e riduttivo che non risparmierebbe gli adolescenti da meccanismi che feriscono e che interrompono bruscamente il naturale processo di crescita.

É importante piuttosto che i genitori, e anche tutte le altre agenzie deputate alla crescita e all’educazione, si interroghino sulla propria capacità educativa, fermandosi a riflettere, in modo particolare, sull’importanza della regolazione delle emozioni, un concetto che è alla base dei comportamenti umani.

Direi loro di spendere tempo, durante la maturazione evolutiva dei propri figli, su cosa siano le emozioni e sulla loro importanza, cercando in prima persona di imparare a farlo per poi trasmetterlo, sarebbe un dono prezioso da fare a se stessi e ai propri figli. Usando le parole di Daniel Siegel direi loro di “Esserci”.

I cellulari sono l’appendice delle braccia dei ragazzi, continuamente connessi anche in presenza dei loro stessi familiari. Dove finisce il confine della privacy e inizia quello della tutela dei propri figli? O per dirla più semplicemente: un genitore deve o meno controllare il telefonino dei propri figli?

Il controllo non è un atto sano e, soprattutto, non è utile e funzionale fino in fondo anzi rischia di mettere a rischio la relazione di fiducia. Il vero segreto è costruire un ponte di fiducia saldo e stabile con i propri figli durante gli anni della crescita. Attraverso il ponte di fiducia i figli non entrano nello scontro ma nell’incontro e allora nessuno avrà bisogno di spiare nessuno e i nostri figli si sentiranno più protetti e più al sicuro.

Insomma, è tutta colpa del web?

Il web è uno strumento utile e prezioso ma va usato con cautela, il problema vero non è lo strumento in sé ma l’incapacità ad usarlo. I ragazzi vanno equipaggiati con skills appropriate e con una piena consapevolezza prima di addentrarsi nel mondo virtuale. Vanno, inoltre, educati all’espressione sana delle emozioni e vanno, soprattutto, ascoltati.

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