“La scuola non è un parcheggio, non siamo baby sitter”. I docenti ai genitori: “Godetevi i figli, li conosciamo più di voi”

Ha destato forte interesse l’articolo pubblicato ieri dalla nostra redazione. Tra gli oltre mille commenti, il tema delle vacanze e della scuola come parcheggio, soprattutto ora che si avvicinano le vacanze di Pasqua e qualche ponte primaverile, è sempre dibattuto.
Da una parte i docenti, dall’altra i genitori. Con qualche sfumatura, certo. E poi ci sono gli insegnanti genitori.
Conciliare lavoro e famiglia non è sempre facile. Anzi, spesso è difficile, e arrivano i nonni in soccorso (per chi li ha vicini). Sì perché non tutti possono avere una babysitter, tra stipendi bassi e inflazione.
A riproporre l’interessante questione recentemente è stata un medico, interpellata dal Corriere. Turnista, lei e il marito, il lungo ponte previsto ad aprile in diverse scuole complica la gestione familiare, con due figlie piccole.
I docenti: “La scuola non è un parcheggio”
Pronti a rispondere gli insegnanti, già spesso etichettati come quelli “dei tre mesi di vacanza“. E proprio sul lungo ponte, che alcune scuole hanno deliberato adattare i calendari scolastici regionali, ci tengono a precisare: “Bisogna specificare che nelle scuole, in cui è stato organizzato questo lungo ponte, le lezioni a settembre sono cominciate in anticipo rispetto al calendario regionale, pertanto questi giorni andavano recuperati“.
“La scuola non è un luogo dove ‘parcheggiare’ i figli solo perché si è a lavoro o impegnati” scrive Massimiliano, che comprende le difficoltà incontrate dai genitori. Ma più che avere scuole sempre aperte, bisogna chiedere “ai governi politiche che diano più spazio alla vita dei lavoratori: una settimana lavorativa corta, ad esempio, vi permetterebbe di passare più tempo con i vostri figli“.
“La scuola non e un baby parking ci si organizza! Tutti lo abbiamo fatto” è meno flessibile Cristina. “Non siamo baby sitter” ribatte Marco.
E c’è chi pensa che i genitori “manderebbero i figli anche nel weekend” pur di stare liberi.
Tra tutti una riflessione sul tempo che scorre e i figli che crescono, oggi che si va in pensione sempre più in là. Allora l’invito è: “Godetevi questi bimbi. Sempre lamentele. Gli insegnanti conoscono i vostri figli più di voi“.