“La scuola italiana fa schifo”. Dirigente Biancato: “Non condivido il gesto, ma ho conosciuto il ragazzo e ha un elevato senso civico. Ascoltatelo”

WhatsApp
Telegram

«Mi sono persino commossa, perché ho pensato, confrontandomi con lui, che questa generazione che tanti tacciano di pressappochismo e superficialità, di disconnessione dalla realtà, ha invece i piedi ben piantati per terra ed è capace di una chiara visione delle priorità del Paese», ammette una dirigente scolastica del Veneto, riferendosi a Francesco Intraguglielmo, lo studente di Enna, in Sicilia, che mercoledi si è presentato alla prova scritta di Italiano dell’esame di Stato, presso la scuola, con una maglietta recante la scritta La scuola italiana fa schifo.

Ma non ha apprezzato il suo gesto, la preside, che invece l’ha sorpresa e che secondo lei lo potrebbe esporre a rischi, ma piuttosto per la sua persona, avendo “ascoltato questo splendido ragazzo appassionarsi sui temi degli ambienti di apprendimento, delle metodologie, dei programmi di studio, della selezione e formazione dei docenti. Ne parlava in modo serio, anche critico, ma estremamente maturo. Mi sono persino commossa, perché ho pensato, confrontandomi con lui, che questa generazione che tanti tacciano di pressappochismo e superficialità, di disconnessione dalla realtà, ha invece i piedi ben piantati per terra ed è capace di una chiara visione delle priorità del Paese”. Ciò a differenza di quanto erroneamente avevamo scritto nel titolo e nell’incipit di una prima stesura di questo articolo. La preside non si riferiva ovviamente al gesto della maglietta ma sottolineava, come pure avevamo scritto nella seconda parte di questo articolo, le impressioni positive scaturite dall’incontro che aveva avuto in precedenza con il ragazzo al centro di polemiche. Per questo ci scusiamo con la dirigente scolastica e con i lettori dell’ imprecisione iniziale.

Polemiche e sdegno sono state esplicitate sulla rete da tanti insegnanti che hanno trovato generalmente di cattivo gusto l’azione provocatoria del ragazzo. «Se fossi commissario della sottocommissione che esaminerà lo studente», scrive ad esempio il professor Luigi Novi sul gruppo Facebook Professione Insegnante, «non ci penserei due volte a chiedergli di incentrare il colloquio orale partendo dallo slogan che tanto lo sta rendendo ‘famoso in queste ore». Per esempio, prosegue Novi, che insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado ed è anche autore del libro Influencer di classe, «chiederei al ragazzo di raccontarmi i motivi che lo hanno spinto a presentarsi così alla prima prova scritta dell’esame di maturità; gli chiederei di argomentare la propria tesi e cercare di dimostrare che è quella vera o quella migliore, utilizzando esempi o argomenti a sostegno, con dati, statistiche, opinioni di esperti. Inoltre, sarei curioso di conoscere le sue proposte per migliorare la scuola italiana».

Il fatto è che Francesco tutte le cose che gli si chiede di spiegare le ha sempre spiegate nella propria attività di rappresentante degli studenti  e di membro di un movimento studentesco che si batte per il miglioramento della scuola pubblica italiana. Le ha poi scritte nella lettera inviata alle redazioni a ridosso dell’esame. Per raggiungere meglio l’obiettivo, ha poi scelto di essere protagonista di una provocazione capace di raggiungere finalmente un pubblico più vasto. Infine le chiarite nel corso di un’intervista ad Andrea Carlino per Orizzonte Scuola Tv. I giudizi negativi espressi dai docenti verso il gesto dello studente siciliano sono stati davvero tantissimi, come si può verificare in rete, uniti a pareri positivi che invece solidarizzano con il ragazzo per essere stato capace, a dire di alcuni, di sollevare con un’azione irriverente un problema comunemente sentito: l’esigenza che la scuola italiana sia migliorata nei suoi percorsi, nei suoi mezzi, nei suoi obiettivi . Francesco non ce l’ha con le maestre che ha avuto alle elementari, né con i suoi ex professori delle medie, né con gli attuali docenti delle superiori e neppure con la Commissione che lo sta esaminando in queste ore alla maturità. Anzi, precisa lui, «molti miei insegnanti hanno espresso apprezzamento per quello che ho fatto». Francesco parla con cognizione di causa, segno che la sua preparazione di adolescente e di studente oltre che di cittadino è già ben strutturata, ciò che prelude a un buon futuro professionale. E parla – Francesco – delle condizioni di lavoro dei precari della scuola. Dello stipendio misero dei docenti. Degli abbandoni. Della riforma dei cicli. Della selezione e della formazione dei docenti. Di tanti altri problemi che pesano da anni sulla scuola italiana. Ne parla e ne parla da tempo. Eppure, con il suo gesto eclatante oggi appare sulla scena italiana come la Greta Thunberg della scuola, che non ha inventato né scoperto i disastri ambientali, li ha solo raccontati dopo decenni di bla bla bla. Si può essere d’accordo o meno. Sarebbe poco utile censurarlo, ancora peggio sanzionarlo. Utilissimo ascoltarlo. Ascoltare.

In una lettera inviata agli organi di stampa, Francesco spiegava così il suo gesto: Ho sempre odiato questo sistema e questanno ho deciso di smettere di lamentarmi e di fare qualcosa per cambiare la situazione”. Per questo ha fondato un movimento grazie a Tik Tok che si chiama “Rivoluzioniamo la scuola”. Ha contribuito alle manifestazioni di quest’anno “e in pochissimo tempo abbiamo raggiunto oltre 5.000.000 di studenti tramite i social”. E ancora: Mi hanno detto di vestirmi in maniera consona alla prova che affronterò oggi. Non c’è modo più consono di questo. Arrivato alla maturità non ho cambiato idea, il sistema scolastico italiano fa schifo. In questo paese la scuola è l’ultima ruota del carro. Nessuno pensa a noi. Noi maturandi abbiamo perso quasi due anni di scuola. Siamo uno dei paesi in Europa che ha fatto più  DAD. In quel momento non capivamo a pieno quanto ci stavano togliendo ma adesso che siamo alla fine del percorso abbiamo preso consapevolezza”.Non mi sarei mai dato pace se non avessi, durante la maturità, momento simbolo dellanacronismo di questo sistema, tentato di attirare lattenzione su una scuola che è ormai in cenere, il luogo che è la base del nostro sistema democratico abbandonato a se stesso. Per questo ho indossato questa maglia e scritto questa lettera. Noi non andremo più a scuola ma altri studenti varcheranno quelle porte e combatterò per fare in modo che abbiano unesperienza migliore della mia.

«Conosco Francesco Intraguglielmo – racconta Laura Biancato, preside dell’ITET Einaudidi Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, anche lei sorpresa dal gesto (“non privo di rischi”, afferma) del ragazzo –. Mesi fa ci siamo fatti una lunga chiacchierata in videochiamata. Un momento di confronto tra due persone molto diverse, per età, esperienza, provenienza e ruolo, ma accomunate da un unico pensiero: cambiare il sistema della scuola statale in meglio. Io, persona di scuola con 40 anni di lavoro alle spalle, preside da quasi 30, ho ascoltato questo splendido ragazzo appassionarsi sui temi degli ambienti di apprendimento, delle metodologie, dei programmi di studio, della selezione e formazione dei docenti. Ne parlava in modo serio, anche critico, ma estremamente maturo. Mi sono persino commossa, perché ho pensato, confrontandomi con lui, che questa generazione che tanti tacciano di pressappochismo e superficialità, di disconnessione dalla realtà, ha invece i piedi ben piantati per terra ed è capace di una chiara visione delle priorità del Paese». La scuola è una di queste, sottolinea la preside Biancato. Che prosegue: «Mi sono ad un certo punto, lo ammetto, rivista in lui. Ho rivisto quella ragazzina che appena quindicenne entrava a far parte del primo consiglio scolastico del Distretto di Asolo – i decreti delegati erano appena stati applicati, erano gli anni settanta – come rappresentante degli studenti, e che anche come rappresentante di classe non stava mai zitta e mai ferma. Ho iniziato allora a darmi da fare per rimediare alle storture, quando tutto sommato il sistema scolastico nazionale non aveva le criticità che sono state accumulate nei decenni successivi, ed ero pure in una situazione privilegiata, in una scuola superiore innovativa già all’epoca, che mi ha dato tantissimo.

Ho pensato, parlandogli, che Francesco rappresentasse bene la popolazione scolastica italiana, con il suo fare misurato e gentile, ma con la determinazione di chi vive i problemi della scuola nazionale da utente, ne vede le enormi falle e non ci sta a subirle». Francesco ha fondato mesi fa un movimento che si chiama “Rivoluzioniamo la scuola”, ribadisce la dirigente Laura Biancato, «che ha obiettivi e proposte molto seri, che in larga misura condivido, al punto da averne fatto io stessa da decenni una battaglia personale e professionale. Gli diedi appoggio allora, in videochiamata; glielo do anche ora, senza alcuna riserva se non che il suo gesto ha stupito anche me, che lo conosco. Un’azione non facile, e non priva di rischi. Immagino e leggo quale siano state le reazioni del mondo della scuola, soprattutto. Un mondo che però dovrebbe farsi due domande in più.

Francesco non è affatto un maleducato, anzi; non è un irrispettoso delle istituzioni. Al contrario.

È un ragazzo con un senso civico spaventosamente elevato. Francesco rappresenta ciò che milioni di studenti pensano. Francesco va ascoltato. Se avrete la pazienza di vedere l’intervista contenuta qui sotto, ve ne renderete conto».

L’intervista integrale a Francesco Intraguglielmo – Orizzonte Scuola Tv

WhatsApp
Telegram

Nuovi ambienti di apprendimento immersivi per le didattiche innovative proposti da MNEMOSINE – Ente riconosciuto dal Ministero Istruzione