La scuola e la sua missione educativa. Lettera

Cristian Ribichesu – In un mondo in continua trasformazione, dove la globalizzazione imperante richiede una nuova riscoperta delle esigenze e delle culture locali, e davanti alle emergenze educative quotidiane, l’istruzione, con tutte le sue istituzioni formative, assume sempre più importanza, sia per la crescita dei giovani, aiutandoli a realizzarsi pienamente nelle loro dimensioni personali, e fornendogli gli strumenti per vecchie e nuove occupazioni lavorative, sia con gli adulti, concorrendo a una formazione continua per generazioni che diventano sempre più longeve.
Per la diffusione dell’istruzione, la scuola, insieme alle famiglie, proprio tra le varie istituzioni educative, svolge certamente il ruolo più importante. Ma la scuola è un mondo composito, e al suo interno ogni lavoratore è imprescindibile per la realizzazione di un servizio che assume la funzione di “missione”.
Per questo mondo composito, periodicamente il Ministero bandisce concorsi che consentono il turnover fra chi va in pensione e chi verrà assunto in ruolo. Nel merito questi concorsi, dai docenti ai dirigenti, comportano ulteriori studi. La bibliografia riguardante gli argomenti è varia e, per avere un’idea, dalla pedagogia alla didattica va alla legislazione riguardante l’organizzazione degli organi collegiali della scuola, la costruzione dei curricoli di studio, l’acquisizione delle competenze, l’organizzazione dei vari gradi e ordini di scuola, la conoscenza dei contratti collettivi nazionali di lavoro, i codici civile e penale e il diritto amministrativo. E prosegue, poi, con gli studi sulle organizzazioni complesse, e in modo più specifico con la comunicazione, la trasparenza, il diritto alla privacy, la sicurezza nei luoghi di lavoro, le attività negoziali, la creazione di ambienti di apprendimento, la valutazione, la rendicontazione sociale, e la conoscenza delle realtà scolastiche degli altri paesi dell’Unione europea, terminando, infine, con lo studio di una lingua straniera.
Tutto questo, però, potrebbe portare a perdersi, soprattutto inseguendo le continue e differenti norme che regolano il mondo delle scuole, creando quasi una cesura fra la tendenza all’aspetto burocratico, da una parte, e la dimensione pedagogica, dall’altra. Potrebbe, ma solo se non si riflettesse sul fatto che le norme, le conoscenze e le competenze indicate, servono per realizzare ambienti in cui la gestione unitaria, se coerente, conduce verso un unico fine: il successo formativo di ogni studente. Nelle istituzioni scolastiche, così, le norme che riguardano la gestione di ambienti di lavoro tanto delicati e complessi trovano un senso specifico in una dimensione educativa di primaria importanza.
E in ciò, nella dimensione educativa, le nostre scuole sono privilegiate, perché in Italia esiste una cultura pedagogica importante, una grande sensibilità, che da don Bosco fino alle sorelle Agazzi, e dalla Montessori fino alla Costituzione italiana, passando per don Milani, arriva ai nostri giorni, con un’apertura che abbraccia e accoglie la formazione rivolta alla creazione di “teste ben fatte”, quella indicata da Edgar Morin, per aiutare gli studenti nell’acquisizione e nello sviluppo di quelle competenze personali, anche in chiave europea, che permettono la realizzazione e l’autorealizzazione di ognuno, con la resilienza nei confronti della società liquida in continua trasformazione, e la piena interazione nella dimensione glocale.
Solo in quest’ottica pedagogica, pertanto, si riesce a riportare a sintesi l’insieme delle norme che regolano la vita delle Istituzioni scolastiche, capendo che questo insieme è uno strumento, che si lega nelle sue parti e che acquista un senso, come scritto sopra, se orientato verso la visione del successo formativo di ogni studente, e non di uno di meno.
L’attività delle istituzioni scolastiche, col coinvolgimento, la collaborazione, e la condivisione delle visioni educative con tutte le persone che vi fanno parte o che verso queste istituzioni hanno interessi più o meno diretti, dagli studenti ai lavoratori e dalle famiglie alle realtà esterne, se abbracciata con lo stesso spirito della missione formativa che è alla base dell’insegnamento, può concorrere e concorre pienamente alla realizzazione di quei principi, valori e diritti, ispiratori, più belli della nostra Costituzione: l’uguaglianza, la piena realizzazione della persona, la formazione, la libertà di pensiero, l’altruismo, il lavoro, la solidarietà e l’inclusione.
Lavorare nelle scuole italiane, così disegnate, come personale tecnico amministrativo, docenti, dirigenti, educatori, non è un onere ma un onore che porta al sorriso, perché la Scuola italiana è aperta a tutti, e, se guidata verso la sua missione educativa, conduce pure al raggiungimento di quel diritto fondamentale celebrato dagli americani nella loro Dichiarazione di indipendenza, e che dovrebbe diventare parte integrante ed esplicita di ogni carta costituzionale, il diritto alla felicità di ogni persona, e nelle scuole di ogni studente.
La vita e la scuola possono essere paragonate ad un viaggio, e così vengono in mente le parole della poesia “Itaca” di Constantino Kavafis:
“Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
…
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”