“La scuola è cambiata, ma in peggio”. L’amaro ritratto di un’ex preside: “I modelli di oggi non sono più gli insegnanti, ma gli influencer. Le famiglie non hanno più fiducia nella scuola”

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C’era una volta l’insegnante, figura autorevole e rispettata, punto di riferimento per studenti e famiglie. Oggi, questa immagine sembra appartenere a un passato lontano, come le pagine ingiallite del libro “Cuore”.

A La Nazione, Nadia Lombardi, ex dirigente scolastica con una lunga carriera alle spalle, racconta la sua esperienza e offre una lucida analisi della scuola di oggi, soffermandosi sulla perdita di autorevolezza dei docenti.

“La scuola è cambiata, e in peggio“, afferma la Lombardi. “Una volta il preside aveva un rapporto diretto con gli studenti, li accoglieva in presidenza, parlava con loro. Oggi non è più così”. La dirigente sottolinea la difficoltà di prendere provvedimenti adeguati di fronte ad atti gravi, una tendenza che, a suo parere, contribuisce a minare l’autorevolezza del corpo docente. “Gli studenti delle superiori non sono bambini, conoscono le regole. L’adolescenza è l’età della trasgressione, ma ci sono limiti che non si possono superare”.

Lombardi si interroga sulle ragioni di questa perdita di autorevolezza. “È un insieme di fattori”, spiega. “Le famiglie non hanno fiducia nella scuola, mettono in discussione i voti, ricorrono al TAR. I modelli di oggi non sono più gli insegnanti, ma gli influencer”. Un’affermazione che fotografa la realtà di una società in continua evoluzione, dove i valori tradizionali sembrano perdere terreno di fronte alle nuove icone mediatiche.

Nonostante il quadro dipinto appaia a tratti desolante, Lombardi non perde la speranza. “Ci sono ancora tanti ragazzi che vedono nell’insegnante un punto di riferimento, soprattutto quando la figura genitoriale è assente”, ricorda. E lancia un appello ai colleghi: “Dobbiamo riappropriarci della nostra autorevolezza. Non possiamo più lasciare correre”.

Un invito a ritrovare il coraggio delle proprie convinzioni, a dare il giusto peso al voto in condotta, anche a costo di una bocciatura. Perché, come conclude la Lombardi, “il rispetto per l’insegnante e per le istituzioni non dovrebbe essere una questione di reciprocità, ma un valore imprescindibile”.

La riforma del voto in condotta

Nei giorni scorsi è stato approvato, in via definitiva, il disegno di legge sul voto in condotta. “Le regole vanno rispettate”, ha affermato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, “e chi si abbandona al bullismo deve risponderne”. Il provvedimento, secondo Valditara, mira a “valorizzare i principi di responsabilità individuale e il rispetto verso le persone e i beni pubblici”, oltre a “ridare autorevolezza ai docenti”.

Il ministro ha evidenziato un aumento del 110% delle aggressioni da parte dei genitori nei confronti della scuola nell’ultimo anno scolastico, un dato che sottolinea l’urgenza di intervenire per ristabilire un clima di rispetto e collaborazione. Valditara ha inoltre ribadito il forte sostegno popolare al ddl, che godrebbe di “un gradimento dell’80%”. “Gli italiani”, ha dichiarato, “chiedono che questi valori tornino a essere pilastri della scuola e della società”.

Pur riconoscendo l’importanza del provvedimento, Valditara ha sottolineato che “questa legge da sola non basta”. È necessario, a suo avviso, affiancarla a una “scuola ‘costituzionale'” che valorizzi lo studente e sappia rispondere al disagio giovanile.

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