“La scuola è cambiata in peggio. Manca la volontà di investire sui salari dei docenti e sull’istruzione. Invalsi? Una truffa”. INTERVISTA a Luciano Canfora

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Intervistato a margine di un’iniziativa della “Scuola dei Beni Comuni” a Ragusa, il professore Luciano Canfora affronta una, sia pur breve, lucida analisi delle trasformazioni che hanno interessato (e che interesseranno) il mondo della scuola: dalla modifica del paradigma didattico-culturale, alle questioni salariali e strutturali, fino anche alla dispersione scolastica e ai rischi dell’autonomia differenziata sono molteplici gli aspetti coniugati nella sua osservazione.

L’analisi di Canfora si radica nei profondi cambiamenti che la scuola ha subito negli ultimi 30 anni: dal 1996, quando Ministro della Pubblica Istruzione era Luigi Berlinguer, sono cambiati 13 ministri e sono state emanate 9 riforme, più o meno radicali, del sistema scolastico italiano. La scuola è cambiata in peggio– afferma Canfora – per una ragione, secondo me, che non viene mai detta apertamente: è stata sostituita una concezione culturale con una concezione burocratica e produttivistica”. Anche la gestione delle promozioni risulta, secondo Canfora, problematica tanto daabbassare il livello di serietà dello studio”.

E a nulla servono, secondo il professore, i sistemi di valutazione nazionali, come ad esempio gli Invalsi. “Sono delle truffe – taglia corto – anche perché il vero nocciolo della questione è che, nel bilancio dello Stato, la quota destinata alla scuola è piccolissima“. Negli ultimi 30 anni, infatti, i tagli all’istruzione sono stati una costante (il più grande taglio delle risorse pubbliche all’istruzione risale alla riforma Gelmini del 2008 pari circa 7,8 miliardi di euro), al netto delle crisi economiche affrontate, e collocano l’Italia al di sotto della media europea. “La vera riforma, che è quasi una rivoluzione, sarebbe – spiega Canfora – quella di destinare, all’interno del bilancio statale, uno spazio molto più ampio a tutto il comparto scuola: i salari dei docenti sono molto bassi, lo spazio per l’edilizia scolastica è nullo, la dispersione scolastica cresce e si dovrebbe rimediare creando la possibilità, dentro la scuola, nelle ore pomeridiane, di coinvolgere questi scolari assumendo nuovi docenti. Sarebbe una grande spesa, ma la volontà di investire in tutto questo non c’è e si adducono sempre motivazioni apparentemente ineccepibili, ma che tali non sono”.

Tra le nuove proposte di riforma dell’istruzione in Italia ha assunto, nel dibattito pubblico, un ruolo centrale anche il tema dell’autonomia differenziata. “Sarebbe un arretramento culturale spaventoso – conclude Canfora – che fa leva sempre sul fatto: siamo più ricchi e vogliamo godere le nostre ricchezze. Il rischio è che si torni a parlare i dialetti e si perda la lingua nazionale, legandosi sempre più a una cultura regionalista. Io credo che sia la battaglia più importante di quelle che ci aspettano”.

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