La scuola dove il numero degli adolescenti che usa lo smartphone è sceso dal 75% al 12%. Ecco come hanno fatto

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È trascorso un anno da quando, nel maggio 2024, i dirigenti scolastici di St Albans – cittadina inglese a nord di Londra – hanno deciso di inviare una lettera ai genitori per chiedere loro di evitare di consegnare smartphone ai figli prima dei 14 anni. L’iniziativa, promossa da 20 scuole primarie su 24, intendeva contrastare una tendenza diffusa: l’ingresso sempre più precoce dei bambini nel mondo iperconnesso degli smartphone. È dunque tempo di bilanci per una campagna che ha fatto di una piccola città di circa 50mila persone la prima in cui sia stato impedito ai giovani fino ai 14 anni di utilizzare il telefono a scuola.

I primi risultati: un cambiamento visibile

Ad un anno di distanza, i primi dati mostrano effetti significativi. Alla Cunningham Hill Primary School, uno dei diversi istituti coinvolti nell’iniziativa, la percentuale di alunni di 10 e 11 anni in possesso di smartphone è scesa dal 75% al 12% ed un simile trend è stato osservato in altre scuole della zona. Il cambiamento, secondo il responsabile dell’istituto, non è stato soltanto numerico, ma ha riguardato anche i comportamenti in classe, dove sono stati registrati livelli di attenzione più alti, maggiore socializzazione e meno distrazioni digitali.

La proposta italiana a Bruxelles

Mentre in Inghilterra si valutano gli effetti dell’iniziativa, nell’UE si è tenuto nei giorni scorsi, a Bruxelles, l’incontro a livello europeo voluto dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha affrontato il tema dell’utilizzo dei telefoni nelle scuole. Il responsabile del dicastero si è fatto promotore di una proposta che mira ad “eliminare i cellulari dalle scuole dell’UE” almeno fino ai 14 anni di età, lasciando aperta la possibilità di estendere ulteriormente questo divieto. Il ministro ha definito “drammatici” gli effetti dell’uso smodato degli smartphone, sottolineando come tali strumenti abbiano un impatto sia sullo sviluppo psico-emotivo dei giovani che sulla didattica, con conseguenze che si riverberano sul rendimento scolastico. Oltre all’Italia, altri 9 Paesi hanno formalmente aderito alla proposta italiana o hanno annunciato di volerla sostenere.

Le reazioni di studenti e docenti

L’iniziativa, però, non è stata accolta favorevolmente dall’Unione degli Studenti, che già a settembre 2024 definiva il provvedimento “autoritario e repressivo”. Secondo l’associazione, infatti, il proibizionismo non è la soluzione e non garantisce che gli studenti faranno un uso consapevole degli smartphone. Inoltre, porre un bando al loro utilizzo impedirebbe di coglierne le potenzialità didattiche. Uno studio condotto da Hillmayr sull’apprendimento aumentato dalla tecnologia in matematica e scienze ha infatti mostrato un miglioramento complessivo nelle performance di studenti e studentesse.

Anche il mondo dei docenti ha espresso posizioni contrastanti. Laddove il prof. Vincenzo Schettini plaude all’idea di vietare l’utilizzo dei cellulari nelle scuole, considerati fonte di distrazione, altri, come il professore di Pedagogia Speciale all’Università di Brescia e alla Cattolica Roberto Franchini, ribadiscono la propria contrarietà all’iniziativa focalizzandosi sulla necessità di formare studenti, genitori e docenti affinché trasformino questi dispositivi in strumenti di apprendimento.

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