La scuola digitale, un’opportunità o un rischio? Pellai: “Troppa tecnologia a scuola, i ragazzi non imparano, salviamoli dalla dipendenza” [VIDEO]
Nel suo appassionato intervento a Edufest 2024, Alberto Pellai ha scosso la platea con una domanda provocatoria: la tecnologia digitale ha davvero migliorato l’apprendimento e la vita dei nostri figli?
Mentre la medicina ha fatto passi da gigante grazie alla tecnologia, prolungando la vita media di quasi tre anni, lo stesso non si può dire per l’ambito educativo. Nonostante gli ingenti investimenti nella digitalizzazione della scuola, gli studenti di oggi non mostrano un significativo miglioramento nelle abilità cognitive rispetto alle generazioni precedenti.
Pellai cita l’esempio della Svezia, pioniere nella digitalizzazione scolastica, che ha recentemente fatto marcia indietro. Dopo aver introdotto i tablet come strumento di apprendimento obbligatorio fin dalla tenera età, il Karolinska Institute, incaricato di valutare l’impatto di questa scelta, non ha rilevato alcun beneficio, ma solo una lunga lista di svantaggi. La Svezia ha quindi deciso di tornare ai metodi tradizionali, riconoscendo l’importanza insostituibile del metodo carta e matita per lo sviluppo cognitivo dei bambini.
Il registro elettronico: un vantaggio solo apparente?
Pellai si interroga anche sull’effettiva utilità di strumenti come il registro elettronico, che, se da un lato sembrano offrire ai genitori un controllo costante sull’andamento scolastico dei figli, dall’altro alimentano ansia e un’intrusione eccessiva nella sfera scolastica dei ragazzi.
L’impatto del digitale sulla salute mentale
Il pedagogista evidenzia come dal 2013 si assista a un aumento preoccupante dei disturbi mentali tra gli adolescenti. Secondo Jonathan Haidt, autore del libro The Coddling of the American Mind, questo fenomeno sarebbe correlato all’avvento degli smartphone, di Instagram e della diffusione di videocamere integrate nei cellulari. Tali strumenti hanno creato una realtà parallela, quella digitale, che spesso entra in conflitto con la vita reale, generando disagio e sofferenza emotiva nei giovani.
La metafora di Pinocchio e la “gratificazione istantanea”
Pellai ricorre alla metafora di Pinocchio per spiegare come il digitale ostacoli l’apprendimento. Così come Pinocchio sceglie il “Paese dei Balocchi” alla fatica della scuola, i ragazzi di oggi sono attratti dalla “gratificazione istantanea” offerta da videogiochi e social media, a discapito di attività più impegnative, ma formative come la lettura.
Videogiochi e social media attivano i circuiti dopaminergici del cervello, generando una sensazione di benessere immediato. Il meccanismo, però, rende difficile per i ragazzi concentrarsi su attività che richiedono sforzo e impegno, come lo studio.
La scuola di fronte a un bivio
Pellai conclude il suo intervento lanciando un appello al mondo della scuola e ai genitori: è necessario ripensare l’uso del digitale nell’educazione. La scuola si trova di fronte a un bivio: continuare sulla strada della digitalizzazione o tornare a dare valore ai metodi tradizionali?
Pellai non demonizza la tecnologia, ma invita a usarla con consapevolezza, come strumento e non come fine dell’apprendimento. Auspica un ritorno alla scuola “analogica”, almeno fino ai 13-14 anni, per permettere ai ragazzi di sviluppare appieno le proprie capacità cognitive ed emotive, senza essere sopraffatti dalla pervasività del digitale.