La scuola di Pioltello chiuderà anche quest’anno per il Ramadan. Nuove polemiche in vista?

Dopo il grande dibattito del 2024, la scuola di Pioltello, nel milanese, si appresta a tornare al centro delle polemiche per la chiusura prevista per il 31 marzo, giorno della fine del Ramadan.
Lo scorso anno si alzò un gran polverone quando si venne a sapere che l’istituto avrebbe chiuso per consentire ai (tanti) alunni di fede islamica di festeggiare la fine del Ramadan. Quest’anno, come già sapevamo, si chiuderà dunque nuovamente.
Secondo la dirigenza scolastica e i docenti si tratta di una scelta “realistica e di buon senso”, in una scuola dove oltre il 43% dei 1.269 studenti è di religione musulmana.
Le polemiche
Silvia Sardone, eurodeputata e consigliera a Milano della Lega, parla di “decisione pericolosa di cui la sinistra succube dell’Islam sarà contenta”, si legge su Milano Today.
“Perché bambini e famiglie non musulmane, in Italia, devono essere penalizzate?“, afferma la leghista: “Qui non siamo in Pakistan e nemmeno in Marocco“.
Secondo Sardone, “gli islamici nelle scuole godono di trattamenti di favore, penso all’assurdo divieto di merenda durante il Ramadan imposto lo scorso anno a Cremona per non urtare le sensibilità, o al corso su come portare il velo islamico in un istituto di Abbiategrasso“.
Nei giorni scorsi la vicepreside dell’istituto aveva scritto, a proposito di polemiche relative alla chiusura del 31 marzo, di concentrarsi su problemi più importanti: “Siamo al 2 gennaio 2025, e gli alunni della mia scuola non hanno ancora fatto una lezione di tecnologia perchè il provveditorato chiama e la gente rinuncia. Siamo al 2 gennaio 2025 e degli alunni speciali perderanno il loro docente di sostegno perché ha avuto il ruolo come docente di musica in un’altra regione. Così per tanti altri studenti che rientrando il 7 non si ritroveranno più neanche i docenti di italiano, perchè arrivano le nuove nomine e i ruoli adesso“.
La posizione di Valditara
Negli scorsi mesi il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, prese una posizione ben precisa in merito alla vicenda, annunciando un intervento sul calendario scolastico, onde evitare decisioni differenti tra una scuola e l’altra, che “vuole innanzitutto evitare che la scuola precipiti nel caos o nella discriminazione” spiegando che “la futura normativa allo studio non sarà contro questa o quella religione, ma sarà concepita per garantire la difesa della legalità, per favorire una scuola ordinata che sappia assolvere ai propri compiti costituzionali in una società sempre più complessa e per assicurare il principio di non discriminazione fra le religioni e le nazionalità. Siamo fermamente convinti che l’integrazione si fa tenendo le scuole aperte”.
Le Regioni però prevedono già di adattare il calendario
L’alto numero di studenti stranieri nelle aule scolastiche italiane porta però inevitabilmente a riflettere. Secondo un recente report della Uil Scuola Rua sono circa un milione.
In Campania, ad esempio, in caso di una componente importante di studenti di altre etnie/religioni le scuole possono adattare il calendario.
“Le Istituzioni scolastiche, nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie, possono disporre gli opportuni adattamenti del calendario scolastico d’istituto, debitamente motivati e deliberati dall’istituto scolastico, nonché tempestivamente comunicati alle famiglie entro l’avvio delle lezioni, in particolare: […] per esigenze connesse a specificità dell’istituzione scolastica, con la precisazione che, in presenza di una rilevante componente studentesca appartenente a comunità etniche e/o religiose diverse, nell’ambito della programmazione delle celebrazioni di cui al precedente punto b), è possibile utilizzare una di dette giornate per la celebrazione di importanti ricorrenze di quelle etnie e/o religioni, a seguito di apposita concertazione con le rappresentanze delle diverse componenti della scuola (docenti, studenti, genitori, ecc.), e dandone comunicazione ai competenti uffici della Regione e dell’Ufficio scolastico regionale” si leggeva nella delibera del 2023, poi confermata nel 2024.