La scuola di oggi fatica a promuovere la mobilità sociale: solo il 10% dei figli con genitori di bassa istruzione si laurea. I dati ISTAT
In un paese ideale, l’istruzione dovrebbe fungere da potente ascensore sociale, permettendo a chiunque, indipendentemente dalle proprie origini, di elevarsi attraverso lo studio e la formazione.
Tuttavia, l’ultimo rapporto ISTAT sul livello di istruzione e i ritorni occupazionali in Italia dipinge un quadro ben diverso, rivelando una realtà in cui il destino formativo e professionale dei giovani sembra essere fortemente condizionato dal background familiare.
Il rapporto, relativo all’anno 2023 e approfondito da Skuola.net, mette in luce disparità allarmanti. Nelle famiglie dove i genitori hanno un basso livello di istruzione, con al massimo la licenza media, si osserva un tasso di abbandono scolastico precoce del 25%, mentre solo l’11% circa raggiunge un titolo di studio terziario. Al contrario, nelle famiglie con almeno un genitore laureato, l’abbandono scolastico si riduce drasticamente al 2%, mentre quasi il 70% dei giovani consegue una laurea o titolo equivalente.
I dati evidenziano una sorta di “eredità educativa” che influenza pesantemente le traiettorie di vita dei giovani italiani. La situazione appare particolarmente critica se confrontata con la media europea: mentre le famiglie italiane con genitori laureati superano la media UE del 43,1% di giovani con titolo terziario, raggiungendo il 67,1%, il quadro generale italiano rimane desolante, con una media complessiva del 30,6% che colloca il paese nei bassifondi della classifica europea.
Un barlume di speranza emerge dall’analisi di genere: le giovani donne sembrano mostrare una maggiore resilienza a questo determinismo sociale, con un divario meno marcato rispetto ai coetanei maschi nel raggiungimento di titoli terziari, anche provenendo da famiglie con basso livello di istruzione.
Le conseguenze di questa disparità educativa si ripercuotono inevitabilmente sul mercato del lavoro. Il rapporto ISTAT evidenzia come un più alto livello di istruzione si traduca in migliori opportunità occupazionali: tra i 25-64enni, il tasso di occupazione dei laureati supera dell’11% quello dei diplomati, con un divario che si amplia ulteriormente tra i più giovani. Ancora più marcata è la differenza rispetto a chi si è fermato alla licenza media, con uno scarto che raggiunge i 30 punti percentuali.
I dati non solo sottolineano l’importanza dell’istruzione per il successo professionale, ma evidenziano anche come il sistema educativo stia fallendo nel suo ruolo di equalizzatore sociale. L’istruzione, anziché livellare le disparità, sembra paradossalmente amplificarle, cristallizzando le disuguaglianze sociali esistenti.
La sfida per il sistema educativo del nostro Paese è quindi duplice: da un lato, occorre implementare politiche efficaci per contrastare l’abbandono scolastico e promuovere l’accesso all’istruzione superiore, con particolare attenzione alle fasce sociali più svantaggiate. Dall’altro, è necessario un ripensamento più ampio del ruolo dell’istruzione nella società, affinché possa realmente fungere da strumento di mobilità sociale e non da mero riproduttore delle disuguaglianze esistenti.