La scuola deve essere a misura degli studenti di oggi, non di ieri. Lettera
Inviato da Alessandro Prisciandaro – Il telefonino per i ragazzi è importante, da questo nuovo strumento passa tutto il loro mondo emozionale.
Si! Parlo di emozioni, come amore, odio, paura, preoccupazioni, bisogno di ascolto. E’ una baggianata commerciale baciarsi senza rete, L’erotismo è immaginazione, desiderio, comunicazione. Vogliamo tornare alle letterine d’amore di un tempo?
Sembra di ascoltare i vecchi al bar della piazza del paese. Un tempo era tutto diverso, questi capelloni rovineranno l’Italia! I treni arrivavano puntuali e c’era più rispetto!
La scuola non deve TOGLIERE ai ragazzi telefoni e tablet (poco usati) ma deve dare di più, deve mostrare come poter utilizzare questi nuovi giocattoli, per migliorare la propria e l’altrui vita. E’ grazie alla rete che tanti ragazzi scappano dalle torture e dalla guerra, per rifugiarsi in Europa in cerca di un futuro migliore. Non sono gli strumenti ma l’uso che se ne fa, a fare la differenza è LA SCUOLA deve riprendersi il suo naturale ruolo EDUCATIVO, educare per vivere bene tutti.
L’aumento della comunicazione in RETE ha fatto crollare tanti mondi economici/professionali.
Sono state azzerate le cabine telefoniche, chi si ricorda dei gettoni del telefono?
Si sono spalancate le finestre degli studi di consulenza, oggi l’ascolto/aiuto passa nella rete e 50.000 psicologi ripiegano sulla professione di EDUCATORE, perché non riescono ad essere assorbiti dal mercato per mancanza di domanda di ascolto a pagamento. La RETE è informazione libera e i ragazzi lo sanno bene, disertano la TV, i giornali. Le informazioni le trovano in RETE a partire dai loro interessi. Ecco una seconda parola chiave, INTERESSE! La scuola deve diventare interessante, curiosa, stimolante, innovativa, emozionante e a misura di bambino e bambina, come diceva la citata Montessori … ma dei bambini che abbiamo davanti oggi !!!
Io credo che la scuola debba farsi attraversare dalle novità, tutte le novità, e debba accettare i ragazzi così come essi sono, per poi cercare di accompagnarli verso il futuro che vorranno realizzare. Aggiungendo, arricchendo, dando strumenti, direzione e soprattutto un universo di senso a cui riferirsi, uno sguardo pedagogico in cui sentirsi amati. La scuola deve amare i ragazzi e i ragazzi non chiedono altro.