La “sanità” della scuola: si miri a percorsi specialistici per l’insegnamento. Lettera
Inviata da Luigi Pezzella – In questo periodo di concorsi, molti manifestano il loro dissenso verso una modalità che non testa realmente le competenze di un docente. Questo è vero, ma è altrettanto vero che questa è l’unica via possibile, del resto questa modalità è quella prevista per molti concorsi, per esempio quelli per assumere il personale medico. Forse, proprio da questo ambito il mondo della scuola dovrebbe attingere.
Per avere docenti preparati immediatamente alla professione, le Università dovrebbero prevedere un percorso specialistico per ogni corso di laurea che miri esclusivamente all’ insegnamento. Una specialistica dopo la base triennale o quadriennale che sia solo per insegnare. Chi sceglie di iscriversi a questo percorso deve sostenere esami e in più fare un tirocinio di due anni presso le scuole. In questo modo, così come i medici fanno la loro formazione sugli ospedali (biennio laurea in medicina no specializzazione), gli aspiranti docenti farebbero la loro nelle scuole.
Questo creerebbe una sinergia e cooperazione fra tutti i gradi di istruzione e l’ insegnamento sarebbe una scelta consapevole dell’individuo e non (più) un ripiego. Si eviterebbero quelle situazioni dove un ragazzo appena laureato, grazie a una MAD, si ritrovi catapultato in 8 CDC, con sigle incomprensibili(DSA, DVA, PON, PTOF etc.) e responsabilità impressionanti. Il tirocinio lo avrebbe formato prima. Alla fine del percorso di specializzazione andrebbe inserito un esame di Stato il cui superamento darebbe l’ abilitazione all’insegnamento. Il reclutamento concorsuale sulle conoscenze, con una prova scritta e una orale, a quel punto avrebbe senso. Tutto questo non si farà per vari motivi. In primis perché bisognerebbe investire nel sistema scolastico, lo Stato italiano sono anni che taglia le risorse alla scuola e anziché investire maggiori risorse, abbiamo deciso di aumentare quelle della Difesa, forse come Stato crediamo che il futuro migliore passi attraverso le guerre piuttosto che con la formazione ed educazione delle coscienze.
Altro motivo è che un percorso impegnativo come questo, porterebbe come conseguenza l’ adeguamento degli stipendi, ma i professori italiani sono i meno pagati d’ Europa e tutto sommato allo Stato va bene così. L’ esempio di traslare il percorso dei medici sui docenti calza a pennello non solo per l’impianto strutturale, ma anche perché serva a capire, soprattutto a chi ci governa, che la “salute” della società non passa solo dagli ospedali, ma passa anche e soprattutto dal sistema scolastico educativo. La scuola è il vero laboratorio della società e la “sanità” della stessa passa attraverso il sistema educativo.