La rivolta di una docente: “Troppi gruppi WhatsApp, la mia privacy violata. Basta reperibilità h24”. Il dibattito sui social
Una docente di inglese di una scuola primaria, divisa su tre plessi, ha sollevato una protesta sui social media riguardo all’uso eccessivo di WhatsApp per le comunicazioni scolastiche.
Con 11 classi a carico, si è ritrovata iscritta a ben 15 gruppi WhatsApp: uno per ogni classe, uno per ogni plesso e uno per la materia di insegnamento. La docente ha lamentato l’intasamento del suo telefono personale con messaggi a tutte le ore, anche nei weekend, e la condivisione forzata del suo numero con tutto il corpo docente, nonostante le sue richieste di utilizzare i canali ufficiali. “Ritengo WhatsApp uno strumento da condividere solo con chi vogliamo e non forzatamente per ragioni lavorative”, ha dichiarato. La sua presa di posizione ha scatenato un acceso dibattito online.
Il dibattito online: tra esigenze lavorative e diritto alla privacy
Molti utenti hanno espresso solidarietà alla docente, consigliandole di utilizzare un secondo numero di telefono dedicato esclusivamente al lavoro o di accedere alle chat solo durante l’orario lavorativo. Alcuni hanno sottolineato che WhatsApp non è un canale ufficiale per le comunicazioni scolastiche e che la docente dovrebbe pretendere l’utilizzo della mail istituzionale o del registro elettronico. Altri ancora hanno messo in discussione l’utilità di gruppi WhatsApp per le classi della primaria, dato che i docenti si vedono quotidianamente. C’è chi ha suggerito di silenziare le chat e controllarle solo una volta al giorno, evitando il weekend, e chi ha ricordato che legalmente non è obbligatorio rimanere nei gruppi delle classi.
Esperienze contrastanti e la ricerca di un equilibrio
Alcuni commenti hanno evidenziato l’importanza di WhatsApp per le comunicazioni rapide in caso di emergenze, mentre altri hanno criticato l’uso indiscriminato della piattaforma, soprattutto da parte di alcuni docenti della secondaria che comunicano compiti e materiale di studio anche nei weekend. È emersa la necessità di un maggiore rispetto degli orari e della privacy da parte di tutti. Un genitore ha raccontato la sua esperienza positiva come rappresentante di classe, con l’uso limitato e responsabile di WhatsApp. Infine, alcuni utenti hanno ricordato che non esiste alcuna legge che obblighi all’uso di WhatsApp come canale ufficiale, suggerendo alla docente di uscire dai gruppi e di appellarsi a questa normativa.
Il diritto alla disconnessione
Negli ultimi anni, con lo sviluppo delle tecnologie informatico-comunicative, si è registrato un notevole aumento di comunicazioni telematiche, come email, messaggi su WhatsApp, telefonate da parte dello staff del dirigente scolastico e circolari pubblicate a qualsiasi ora del giorno.
Alcuni insegnanti sostengono che questo porta a una quantità non trascurabile di tali comunicazioni, anche al di fuori dell’orario di lavoro stabilito contrattualmente.
Di conseguenza, non è raro che la convocazione di un consiglio di classe, di un collegio docenti o la partecipazione a un’attività scolastica venga comunicata in un momento diverso dall’orario di lavoro, anche mentre gli insegnanti sono legittimamente impegnati nella loro vita privata. Inoltre, circolari sono pubblicate sul sito istituzionale della scuola anche durante il fine settimana, i festivi e di notte.
Capita così che ad una messaggistica istantanea si associ la perdita della propria libertà in quanto si è spesso on-line e non esistono giorni festivi od ore serali e del giorno che possano porre fine a questo tam tam incessante di notifiche in arrivo. Per non parlare, come constata la nostra lettrice, delle circolari pubblicate a tutte le ore del giorno, tutti i giorni, fuori dall’orario di servizio.
Eppure esiste il diritto alla disconnessione. Troviamo tale definizione nel CCNL “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, all’art 22 comma 4, c8), che riporta quanto segue:
“Sono oggetto di contrattazione integrativa – a livello di singola istituzione scolastica ed educativa – i criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio, al fine di una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare (diritto alla disconnessione)”.
I punti imprescindibili del diritto alla disconnessione
- Il lavoratore dipendente NON dovrà rimanere connesso 24 ore su 24 e 7 giorni su 7;
- Non si è responsabili del mancato malfunzionamento della rete che crea disagi soprattutto quando i docenti devono usare il registro elettronico e sono costretti a continuare il lavoro da casa;
- È la contrattazione della scuola a definire regole certe e fasce orarie protette in cui il personale dovrà essere reperibile.
Non è possibile utilizzare WhatsApp, in sostituzione degli adempimenti previsti dalla legge, quale ad esempio la pubblicazione sul sito web istituzionale della scuola di una circolare. La via da percorrere è quella sussidiaria non suppletiva. Ciò a vantaggio di una più immediata diffusione della medesima, ma tenendo ben a mente che le vie classiche di comunicazione restano il registro elettronico, la email istituzionale, il sito web.