La riserva per il servizio civile universale è fortemente iniqua e discriminatoria. Lettera
Inviata da Angelo Marino Grella – Quest’anno, per la prima volta, nei concorsi della scuola e nelle nomine da GPS è stata introdotta una nuova tipologia di riserva, con aliquota del 15%, per coloro che hanno svolto il servizio civile universale.
Questa ennesima riserva, ha ulteriormente contribuito a portare in cattedra candidati che a malapena avevano superato le prove del concorso scuola, scavalcando nella graduatoria colleghi che invece avevano conseguito votazioni altissime e che, pur vantando anni di servizio prestato, si sono ritrovati fuori.
Lo stesso dicasi per le nomine da GPS, dove insegnanti con molti anni di servizio ed esperienza maturata sul campo si sono ritrovati senza incarico perché scalzati da chi ha potuto usufruire di questa riserva.
Ciò detto, vorrei innanzitutto richiamare l’attenzione su un aspetto fondamentale del servizio civile. Esso può essere prestato soltanto da chi ha compiuto i 18 anni e non ha superato i 28 e viene svolto, nella stragrande maggioranza dei casi, da coloro i quali, essendo disoccupati, ripiegano verso questo tipo di servizio, anche per guadagnare quei poco più di cinquecento euro mensili per 12 mesi, svolgendo certamente dei compiti utili alla collettività.
Ma chi al termine degli studi riesce a trovare subito un’occupazione, certamente non opta per tale tipo servizio, scegliendo così di restare per un anno disoccupato, anche perché il lavoro sarebbe difficilmente o affatto compatibile con il servizio civile che prevede un impegno settimanale di 25 ore.
Io non riesco proprio a comprendere lo spirito della norma di questa riserva. Il laureato che ha avuto la fortuna di ottenere subito una nomina di insegnante nella scuola avrebbe quindi dovuto rinunciare all’incarico ed optare per un anno di servizio civile?
Chi non ha fatto questa scelta deve quindi essere penalizzato? Mi sembra assurdo. Questa norma della riserva, a mio avviso, è fortemente iniqua e discriminatoria anche perché non dà la possibilità a chi oggi, ormai ultra ventottenne, non può più svolgere tale tipo di servizio.