La proposta di Boeri e Perotti: “Premiare il merito, il voto ai docenti non deve essere un tabù”

Il nuovo governo Draghi vede la luce dopo un lungo periodo di consultazioni. A capo del dicastero di Viale Trastevere non c’è più Lucia Azzolina, ma Patrizio Bianchi, tecnico d’area democratica, a capo della task force del Ministero dell’Istruzione per constratare la pandemia.
Nuovo ministro, ma antichi problemi. Uno su tutti riguarda la valutazione e la retribuzione degli insegnanti.
Su La Repubblica c’è un articolo a firma di Tito Boeri e Roberto Perotti che pone l’accento sul merito e sulla valutazione. Per i due economisti “vanno accertati i ritardi formativi causati dalle chiusure che in Italia sono state più lunghe rispetto a tutti gli altri Paesi”. Poi: “Avere un bravo insegnante cambia la vita, nei paesi nordici, dove il sistema educativo funziona meglio, i salari di ingresso non sono molto alti, ma la progressione salariale di chi insegna bene è importante. C’è un riconoscimento sociale del ruolo dell’insegnante proprio perché quelli bravi vengono premiati. Anche in Italia tutti a parole vogliono un po’ di meritrocrazia, per premiare i tanti insegnanti bravi e anche per incentivare la presenza nelle zone a forte disagio sociale”.
Poi l’affondo: “Per favorire tutto questo è fondamentale introdurre la valutazione. Da noi invece prevale una fondamentale incomprensione e opposizione a priori, sia dei docenti che dei genitori che degli studenti, verso i test PISA e soprattutto le prove Invalsi, anche se vengono usati solo per raccogliere informazioni”.