La prima laurea conseguita da una Intelligenza artificiale. Ha discusso la sua tesi di Laurea presso l’Università di Cassino. I dettagli

All’università di Cassino la prima laurea discussa dall’intelligenza artificiale, sarà infatti un avatar digitale che discuterà una tesi di laurea magistrale. Che l’Intelligenza Artificiale stia apportando enormi cambiamenti in tutti gli ambiti della nostra società è ormai risaputo, ovviamente anche il mondo della scuola e dell’università non potevano rimanere estraneo a questa trasformazione che però ha portato alla nascita di un dibattito tra chi vede questi cambiamenti come una minaccia e chi, invece, li vede come un’opportunità.
L’IA si laurea
All’interno del dibattitto si inseriscono le varie evoluzioni che stanno trasformando la nostra società, tant’è che adesso l’IA si Laurea, infatti all’università di Cassino per la prima volta una tesi di laurea magistrale in Scienze dell’educazione sarà discussa non da una studentessa in carne e ossa, ma dal suo avatar digitale, alimentato da un avanzato motore di intelligenza artificiale. La studentessa, candidata alla laurea magistrale, ha addestrato un modello di intelligenza artificiale sulla sua tesi e sulle fonti scientifiche utilizzate per redigerla. L’IA, attraverso il suo avatar virtuale, sarà in grado di rispondere alle domande della commissione, argomentare le tesi sostenute nel lavoro e interagire in tempo reale con i docenti presenti alla discussione.
L’esperimento è segno di un momento storico nel campo dell’educazione e della tecnologia, ponendo nuove domande sulle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale nel contesto accademico. “Abbiamo voluto esplorare le potenzialità dell’IA nella formazione e nella comunicazione accademica. Si tratta di una sperimentazione che apre scenari inediti sul rapporto tra studenti e nuove tecnologie“, ha dichiarato il professor Alfredo Di Tore, relatore della tesi.
Un progetto che nasce dalla Ricerca Educativa sull’Intelligenza Artificiale
Il progetto prende forma all’interno di TIRESIA, il Team Interateneo Ricerca Educativa su Intelligenza Artificiale, che riunisce le Università di Cassino e di Salerno e che, da due anni, indaga le possibili applicazioni dell’IA nel campo dell’educazione. La riflessione che guida il gruppo è chiara: non si tratta solo di integrare nuove tecnologie nei processi formativi, ma di comprendere in che modo esse trasformano le pratiche didattiche, le dinamiche relazionali e le modalità stesse di costruzione della conoscenza.
In questo contesto si colloca il lavoro sviluppato dal team di Tiresia, che ha progettato l’interfaccia dell’applicazione in ambiente Unity e ha curato la realizzazione dell’avatar, costruito a partire da una scansione tridimensionale della studentessa coinvolta nel progetto. Il ruolo di Veronica, la studentessa, è stato determinante: si è occupata dell’addestramento del chatbot e della redazione dei contenuti, dimostrando come la co-progettazione tra studenti e sistemi digitali possa aprire nuove prospettive nel design dell’apprendimento.
Verso un modo a quale intelligenza?
L’interesse verso gli automi conversazionali risiede, oggi, nella loro capacità di dar vita a tutor virtuali, progettati per operare in ambiti disciplinari specifici e per offrire percorsi personalizzati, adattandosi alle modalità di apprendimento degli studenti. Ma il punto centrale è un altro: l’introduzione dell’IA in educazione non è solo una questione di strumenti, quanto di epistemologie e modelli cognitivi.
L’Intelligenza Artificiale segna un passaggio decisivo, perché, per la prima volta, la tecnologia non si limita a supportare il pensiero umano, ma lo interseca nella sua dimensione più costitutiva: il linguaggio. Il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma la sostanza stessa attraverso cui la cultura si crea, si articola, si trasmette. Comprendere questa transizione significa andare oltre la retorica dell’innovazione tecnologica e interrogarsi su ciò che sta realmente cambiando nei processi di costruzione della conoscenza.
TIRESIA non si pone in una logica di resistenza all’innovazione, ma in un’ottica di esplorazione critica. In sintesi la nostra idea non è resistere al cambiamento, ma assecondarlo, imparare da esso, scoprire dove sta andando
L’evento, per la sua singolarità, è stato reso aperto al pubblico sia in presenza che tramite diretta streaming sui canali ufficiali dell’Università. Il dibattito che seguirà la discussione sarà un’occasione per riflettere sulle implicazioni etiche, pedagogiche e tecnologiche dell’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi di apprendimento e valutazione.
Oltre il test di Turing, cosa ci attende?
In un mondo dove ormai il test di Turing è stato superato, ovvero la capacità di riuscire a riconoscere se stiamo interagendo con una persona umana o con una macchina, è importante riuscire a capire come gestire lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, tra problemi etici e opportunità non è sempre facile far coincidere entrambi gli aspetti. La possibilità che abbiamo è di sperimentare l’IA in ambienti tutelati e sorvegliati e le università rappresentano lo spazio migliore per uno sviluppo etico e umanamente sostenibile, oltre a mitigare i BIAS nel modo più efficace.
L’importanza del pensiero critico
La prospettiva dell’uso dell’IA sempre più diffusa ci porta a riflettere sull’importanza dello sviluppo del pensiero critico. Nell’educare dobbiamo tenere ben presente questo aspetto, perché è uno strumento molto utile per non diventare succubi della tecnologia. Gli algoritmi ci permettono di scegliere tra proposte preconfezionate, senza poter uscire dagli schemi predisposti, mentre avere una solida coscienza critica ci permette di creare le condizioni per affrontare le varie sfide che la vita ci propone sempre in maniera innovativa, in modo da trovare le soluzioni anche se non le abbiamo mai sperimentate. In questo contesto l’Intelligenza Artificiale può trasformarsi in un alleato, creando ambienti simulati nei quali sperimentare e creare soluzioni innovative. Team di ricerca come quello di TIRESIA sono fondamentali affinché questa visione prenda spazio nella società e ci permetta di gestire i cambiamenti e non soltanto di subirli.