La preside che ha salvato l’alunna indiana: “Ospitarla a casa è stato solo un piccolo gesto, non sono un’eroina”
“L’individuo può compiere un’azione significativa, e io stesso l’ho fatto offrendo ospitalità per una notte a questa giovane. Tuttavia, ciò che realmente fa la differenza è un progetto educativo e una comunità scolastica che funge da supporto e salvaguardia”.
Queste parole, riferite a La Repubblica, sono dell’attuale dirigente del liceo professionale situato nella provincia di Bologna, dove studia la diciannovenne indiana che il 13 aprile scorso ha denunciato le violenze subite dalla propria famiglia poiché, essendo innamorata di un connazionale di 23 anni, si opponeva al matrimonio combinato con un altro uomo selezionato dal padre.
La ragazza ha riferito alla scuola e successivamente alla polizia di mesi di abusi, maltrattamenti e minacce. Il padre, dopo averla presa a calci, avrebbe minacciato di tagliarle la gola. Costringendola a bere latte dal sapore sgradevole che le fece perdere conoscenza, privata di telefono, a fine marzo ha trovato il coraggio di confidarsi con un docente. È a seguito di questo evento che si è attivato il “sistema di supporto” di cui parla la dirigente, che sceglie di rimanere anonima “anche per proteggere gli altri studenti” della scuola.
Quando, tra il 25 e il 26 aprile, la situazione nella casa dell’alunna è precipitata, la dirigente stessa l’ha ospitata per una notte, in assenza di strutture adeguate.
Nel frattempo, i familiari della studentessa, denunciati a piede libero, cercavano la giovane, che ora è al sicuro in un centro di accoglienza individuato giovedì dalla Questura di Bologna.
Nonostante la dirigente sia stata definita l’eroina della situazione, lei stessa nega tale ruolo, attribuendo il merito all’intervento di molte persone e al lavoro di squadra. La dirigente ha offerto rifugio temporaneo all’alunna, in parte perché si è identificata nella figura materna. La fiducia tra loro si è sviluppata attraverso l’insegnante con cui la studentessa si era confidata per prima. La dirigente sottolinea l’importanza del lavoro di squadra e del sostegno degli insegnanti per creare fiducia.
Questa vicenda ricorda drammaticamente quella di Saman Abbas. La dirigente ritiene che sia necessario guardare avanti e impegnarsi affinché simili situazioni non si ripetano, e che sia fondamentale un cambiamento di paradigma nel modo in cui il sistema scolastico affronta il disagio giovanile.
Ancora non si sa se l’alunna tornerà alla scuola, ma la dirigente afferma che la comunità scolastica sarà sempre pronta a sostenerla. Il suo augurio per l’alunna è una “buona strada”, che significa una buona vita, e le augura di proseguire il suo cammino.