“La parte peggiore del mio lavoro? Avere a che fare con i genitori”. A dirlo un … docente? No, un pediatra

Andrew Cassidy, pediatra operante in California, ha condiviso la sua esperienza professionale attraverso un video pubblicato sul proprio profilo Instagram. Nel contenuto, ha dichiarato apertamente che la parte più complessa del suo lavoro non riguarda i bambini, ma la relazione con i loro genitori.
La complessità del rapporto con le famiglie
Cassidy ha affermato: “Sapete qual è la parte peggiore di fare il pediatra in ospedale? Avere a che fare con i genitori”, sottolineando come anche i bambini più difficili risultino in definitiva più gestibili rispetto ad alcuni comportamenti degli adulti. Secondo il medico, il vero ostacolo nel lavoro quotidiano è rappresentato dalle aspettative, dalle ansie e talvolta dall’atteggiamento oppositivo di alcuni genitori, che renderebbero difficile un dialogo sereno sulle condizioni dei piccoli pazienti.
Una riflessione sul futuro dei bambini
In uno dei passaggi più intensi del suo intervento, Cassidy ha espresso un pensiero critico nei confronti delle possibilità di crescita dei bambini in ambienti familiari non adeguati. “Non esiste dolore più grande di vedere un neonato tenero, sapere che ha davanti un futuro pieno di possibilità e poi rendersi conto, conoscendo i suoi genitori, che nella vita non avrà alcuna chance”, ha dichiarato.
Il rapporto medico-genitore: tra empatia e comunicazione
Il caso di Cassidy evidenzia una questione più ampia che riguarda l’interazione tra professionisti sanitari e genitori, ma non c’è da dubitare sul fatto che se si interrogasse un docente sulla faccenda, evidenzierebbe le stesse problematiche. Perché se è vero che quanto raccontato evidenzia difficoltà legate a incomprensioni, sfiducia o atteggiamenti difensivi che possono ostacolare un percorso terapeutico condiviso, stessa sfiducia si riscontra nei confronti dei docenti e del percorso (non terapeutico) educativo-didattico dei pargoli.