La musica Rap come strumento per fare educazione alla legalità, un’esperienza

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Musica Rap, musica Trap, viste spesso come veicolo di contenuti diseducativi, ma può anche essere vista come un veicolo, un canale attraverso il quale far passare messaggi di altra natura. Magari parlando di legalità attraverso questi linguaggi, anche se può sembrare una contraddizione. Eppure è proprio da qui che nasce un’una interessante esperienza: trasformare il rap in uno strumento di cittadinanza attiva.

L’esperienza di Comacchio e Porto Garibaldi

È questo lo spirito alla base del progetto Rap e legalità, riportato da FerraraToday, che ha coinvolto per un intero anno scolastico gli studenti e le studentesse degli Istituti comprensivi di Comacchio, Porto Garibaldi e dell’Istituto Remo Brindisi. Guidati dal rapper emiliano Manuel Simoncini, i ragazzi hanno scritto testi originali sui temi della legalità, della responsabilità e del rispetto delle regole. Ogni brano è stato poi trasformato in un videoclip grazie al lavoro del videomaker Maurizio Cinti e alle basi musicali curate da Lorenzo Borgatti della Civica Scuola di Musica di Comacchio.

Un vero laboratorio artistico, dove i giovani non solo hanno imparato a esprimersi, ma hanno anche sperimentato la potenza del linguaggio musicale come strumento di riflessione e confronto. Il progetto si è concluso con la presentazione pubblica dei videoclip: il momento finale di un percorso educativo costruito “a tempo di beat”.

Un linguaggio frainteso?

Il rap è spesso etichettato come veicolo di modelli negativi: testi violenti, immagini stereotipate, contenuti sessisti o criminali. Alcuni artisti e brani alimentano questa percezione, rendendo difficile per insegnanti e genitori accettare che dietro al microfono possa esserci anche una voce educativa.

Tuttavia, semplificare e generalizzare significa ignorare una parte fondamentale della storia di questo genere musicale, nato proprio come forma di denuncia e resistenza nelle periferie urbane. Il rap, nelle sue origini, ha parlato di ingiustizia, povertà, discriminazione. Ha dato voce a chi non ce l’aveva.

Il potenziale educativo del rap

Esperienze come quella di Comacchio dimostrano che la musica può essere molto più di un intrattenimento. Può diventare una palestra per esercitare il pensiero critico, uno spazio per confrontarsi con i propri pari, un modo per scoprire che anche i testi hanno un’etica. Scrivere un testo rap significa scegliere parole, costruire narrazioni, mettersi nei panni degli altri: tutte attività che richiedono ascolto, attenzione e consapevolezza.

Quando si lavora sulla legalità attraverso la musica, si compie un passo ulteriore: si collegano i temi delle regole, della responsabilità e della convivenza civile a qualcosa che i ragazzi già conoscono e vivono. Il rap, così, diventa una traduzione dei concetti astratti in un linguaggio concreto e familiare.

La scuola come luogo di innovazione culturale

Progetti come Rap e legalità aprono ad un’idea: quella di riconoscere la cultura giovanile non come un problema da contenere, ma come una risorsa da valorizzare. Utilizzare strumenti come la musica urbana per lavorare su temi di educazione civica non significa “abbassare” il livello, ma provare ad individuare un punto di contatto autentico con il mondo degli studenti.

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