La marcia indietro delle scuole di New York su ChatGPT: inizialmente vietato, ora si cambia: “Abbracciamo le sue potenzialità con determinazione”

L’intelligenza artificiale può cambiare il volto della scuola? A New York si è cambiato idea dopo la decisione iniziale di mettere a bando ChatGPT.
A seguito dell’avvento del programma realizzato da Open AI, le scuole della Grande Mela decisero di bandire l’uso di questa tecnologia dai loro server. Il motivo? Hanno tenuto che potesse danneggiare il pensiero critico e la capacità di problem solving dei loro studenti.
Cinque mesi dopo, l’opinione sembra essere cambiata. David C. Banks, direttore del sistema scolastico più grande degli Stati Uniti, ha riconosciuto che “ChatGpt ha colto le nostre scuole di sorpresa”. Ma ora è il momento di “abbracciare le sue potenzialità con determinazione”, ha dichiarato Banks in un editoriale su Chalkbeat New York.
“La paura istintiva per i rischi legati a ChatGpt ha oscurato il potenziale dell’IA generativa al servizio di studenti e insegnanti”, ha scritto Banks. Il dirigente scolastico ha aggiunto che è fondamentale per i nostri studenti comprendere l’IA generativa, data la realtà e il mondo del lavoro in cui ci troviamo.
L’argomento sollevato da Banks è cruciale: come si può bandire nelle scuole una tecnologia con cui i ragazzi dovranno inevitabilmente interagire una volta usciti dalle aule?
“Sebbene la cautela iniziale fosse giustificata, ora questa si è evoluta in un’esplorazione e in un’analisi attenta delle potenzialità e dei rischi legati a questa nuova tecnologia”, sostiene Banks nel suo editoriale. Alcune scuole hanno già iniziato a sperimentare, discutendo dei pregiudizi legati all’IA e utilizzando ChatGpt per pianificare lezioni personalizzate.
Banks avverte che “la nostra nazione è potenzialmente sull’orlo di un significativo cambiamento sociale guidato dall’intelligenza artificiale generativa. Dobbiamo assicurarci che i benefici di questa tecnologia siano equamente distribuiti per prevenire un ulteriore ampliamento dei divari socio economici nel nostro Paese”.