La libertà d’insegnamento non è solo un diritto. Lettera

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Inviato da Enrico Maranza – La libertà d’insegnamento è sancita dalla Costituzione italiana. Come noto la Carta detta i principi: la legge e i regolamenti li raffinano e li rendono operativi.

E’ bene ricordare che tale libertà non è soltanto un diritto ma, soprattutto, un dovere: è la sostanza della professionalità del docente.

Affermazione che trova la sua giustificazione nei seguenti fatti.

L’ambiente in cui è esercitata è definito dal Piano Triennale dell’Offerta Formativa che le scuole elaborano e adottano per orientare le scelte delle famiglie e degli studenti. In esso sono elencate le capacità e le competenze caratterizzanti i piani di studio, come prevede il mandato dato alle scuole [D.L. 1/2020]. I regolamenti di riordino, diramati dal Miur nel 2010, ne suggeriscono alcune tra cui: “Ragionare con rigore logico e identificare problemi, individuando possibili soluzioni”; “Sostenere una propria tesi e saper ascoltare e valutare criticamente le argomentazioni altrui” …

La progettualità è la strategia da adottare [DPR 275/99]: i docenti la esercitano sia collegialmente sia individualmente.

Nel primo caso “Programmando l’azione educativa”: identificano e prefigurano percorsi per promuovere le capacità sottese alle competenze. Eccone alcune: analizzare, comprendere, decidere, modellare, valutare …

Successivamente, con i colleghi di classe, coordinano gli insegnamenti e ideano itinerari, conformi alla specificità degli studenti, finalizzati allo sviluppo delle capacità cui la scuola mira.

Infine i singoli docenti ristrutturano la propria disciplina per realizzare palestre in cui i giovani sviluppano le loro potenzialità, in conformità ai traguardi della scuola.

La distanza tra quanto elencato e l’ordinaria gestione scolastica, in cui il libro di testo fa da padrone, dimostra come la libertà d’insegnamento non sia praticata, a detrimento della professionalità docente.

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