La lezione di Alessandro Barbero agli studenti: “Dissing? Non so cosa sia, sono un uomo del Medioevo”. E ancora: “D’Annunzio e Marinetti si odiavano”

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Alessandro Barbero, storico di fama, ha affascinato una platea di oltre 1000 studenti delle scuole superiori al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano. L’evento, promosso da Sky in collaborazione con Chora Media e Will, ha offerto una lezione speciale incentrata sul concetto di “dissing”, termine usato oggi per indicare gli scambi di insulti tra artisti, in particolare trapper.

Un argomento apparentemente distante dal Medioevo, periodo di specializzazione di Barbero, che ha divertito il pubblico con la sua risposta iniziale: “Un dissing? No, sono un uomo del Medioevo”, riporta Il Giorno. Numerose le scuole presenti, provenienti da Lombardia e Piemonte.

D’Annunzio, Marinetti e Mussolini: maestri d’insulti

Tra le domande poste dagli studenti, una in particolare ha acceso la curiosità del pubblico e dello stesso Barbero: “Mi piacerebbe sapere se ci sia mai stato un dissing tra Mussolini, D’Annunzio e Marinetti?”. Dopo aver chiarito il significato del termine, lo storico ha sottolineato come la pratica dell’insulto non sia certo un’invenzione moderna, citando ad esempio la tenzone poetica tra Dante e Forese Donati.

Barbero ha poi analizzato le abilità retoriche dei tre personaggi storici, definendoli tutti “bravi” nell’uso delle parole, con D’Annunzio in testa. “D’Annunzio e Marinetti si odiavano”, ha raccontato lo storico, riportando alcuni degli epiteti scambiati tra i due: “arrivista”, “ciarlatano”, “poetino” da parte di Marinetti; “cretino fosforescente”, “cretino con rari sprazzi d’imbecillità” la risposta di D’Annunzio.

Anche Mussolini sapeva usare le parole come armi

Non meno abile nell’arte dell’insulto era Benito Mussolini, che, secondo Barbero, “quando vuole essere cattivo con le parole ci riesce”. A dimostrazione di ciò, lo storico ha ricordato l’appellativo dispregiativo usato dal Duce per definire il Partito Socialista Unitario di Matteotti: “il pus”. Un esempio di come anche la storia politica possa offrire spunti interessanti per analizzare l’uso strategico del linguaggio e la sua potenza offensiva.

Chi è Alessandro Barbero

Professore di storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, da pochi mesi in pensione, Barbero ha saputo coniugare la rigorosità accademica con la divulgazione, raggiungendo un pubblico vastissimo. La sua carriera, iniziata con la scrittura di romanzi storici, ha raggiunto un primo importante traguardo nel 1996 con la vittoria del Premio Strega grazie a Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo. La popolarità televisiva è arrivata nel 2007 con la partecipazione a Superquark, ma è il web ad aver consacrato Barbero come vero e proprio fenomeno culturale.

Lezioni, podcast e meme: la ricetta della viralità

Il Festival della Mente di Sarzana è stato il trampolino di lancio per la diffusione virale delle sue lezioni di storia. Da quel momento, Barbero è diventato protagonista di meme, pagine e gruppi social dedicati, alcuni ironici come “Alessandro Barbero noi ti siamo vassalli”, altri più istituzionali come “Alessandro Barbero: la storia”. Un successo amplificato anche dal podcast “Il Podcast di Alessandro Barbero”, curato da Fabrizio Mele, che ha contribuito a consolidare il mito dello storico.

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