La legge non è riuscita a incrinare l’arrocco delle scuole. Lettera

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Inviato da Enrico Maranzana – Il cartellone degli scrutini finali di una classe prima di una scuola superiore di Lecco dello scorso anno riportava: promossi 5, con debiti 9, bocciati 14. Cosa si cela dietro questo risultato catastrofico?

Le valutazioni sono la misura del livello delle competenze acquisite e indicano il grado d’adeguamento degli studenti al messaggio formativo/educativo della scuola. Esso deve realizzare quanto il legislatore ha richiamato nel 2020: “Assicurare a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali”.

La prima parte della norma riguarda la formazione, la seconda l’educazione; su questa ci soffermeremo.
Gli insegnamenti, unitariamente coordinati, devono tendere allo sviluppo di capacità e competenze: le prime sono potenzialità come l’analisi, l’argomentazione, la collaborazione ecc.; le seconde indicano il comportamento che manifesta chi utilizza le capacità per risolvere specifici compiti.

La struttura dei tabelloni degli scrutini finali non è conforme alle attese: sono valutati i singoli insegnamenti, nonostante la loro strumentalità rispetto al traguardo istituzionale. Della finalità educativa non c’è traccia. La loro lettura, pertanto, mette in risalto una gestione delle scuole viziata da inammissibili carenze.

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