La Legge Fornero non si tocca: se va bene nel 2024 verranno confermate Quota 103 e 41, con Opzione donna in dubbio. Le proposte Anief-Cisal su soglie minima, flessibilità in uscita e scuola

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Le notizie che arrivano sul nuovo sistema pensionistico non fanno presagire nulla di buono: consapevole che le priorità che il Governo vuole dare alla Legge di bilancio 2024 sono altre, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, sul ‘dossier pensioni’ ha detto che per l’anno che verrà quello che dobbiamo aspettarci è la riconferma di “quota 103 e quota 41 con 62 anni”, al massimo un po’ allargate, mentre ‘Opzione donna’ potrebbe essere rivista con “un ristoro alle donne” tutto ancora da definire.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ritiene che sia giunto il momento, in assenza di una revisione complessiva del sistema previdenziale e il superamento della Legge Monti-Fornero, “di provvedere alla contribuzione gratuita da parte dello Stato di tutti gli anni di formazione universitaria, di rivedere le norme sui contributi e di introdurre per il personale della scuola una ‘finestra’ specifica che tenga conto dell’alta percentuale di burnout nel settore e quindi di includere l’insegnamento, a tutti i livelli, nella lista delle professioni logoranti e che quindi permettono di anticipare l’uscita dal lavoro a 62 massimo 63 anni senza tagli all’assegno pensionistico. Per il futuro – ha concluso Pacifico – non è possibile che un giovane lavori fino a 74 anni, per avere una pensione pari al 60% dell’ultimo assegno”:

È di queste ore la proposta di Cisal, sottoposta all’Osservatorio della spesa previdenziale istituito presso il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che prevede la revisione delle regole generali della Legge Fornero nonché ai criteri di calcolo degli assegni pensionistici ed, in modo particolare, al sistema delle soglie minime. Sulla flessibilità in uscita la Confederazione sindacale ritiene necessario prevedere forme di flessibilità più generalizzate, anche attraverso un recupero dell’occupazione, nonché una revisione delle attuali norme, oggi molto restrittive, relative alla cosiddetta Opzione donna ed all’Ape sociale. Anche Cisal ha ribadito l’esigenza dell’allargamento della condizione di lavoro usurante a tutto il personale docente di ogni ordine e grado.

Se per gli attuali lavoratori di mezza età il problema è sentito, per i giovani rischia di diventare un dramma. In base alle ultime proiezioni di Eures, per gli attuali under 35 la pensione media potrebbe essere soltanto di 1.577 euro lordi mensili per i dipendenti e di 1.650 euro per coloro che operano con partita Iva. Inoltre, una redente ricerca prodotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani con Eures sulle future pensioni degli attuali lavoratori under 35 ha previsto che il pensionamento delle nuove generazioni di lavoraotri potrebbe slittare spaventosamente in avanti, di altri 7 anni rispetto ai 67 attuali, con assegni mensili di quiescenza di poco superiori ai 1.000 euro.

LA PROPOSTA ANIEF-CISAL

Durante il confronto sulle pensioni tra Governo e parti sociali questa estate Cisal ha anche presentato al ministero del Lavoro un documento con misure specifiche per garantire la dignità degli assegni pensionistici in particolare modo per chi oggi è legato al sistema previdenziale “puro” contributivo: “La verità – conclude Pacifico – è che occorre garantire di andare in pensione con il massimo dei contributi che non possono essere inferiori all’80% dell’ultimo stipendio: qualsiasi riforma pensionistica deve partire da questo punto-base, oltre che incentivare l’anticipo pensionistico per tutte le professioni logoranti, come quelle che si svolgono a scuola, senza più penalizzazioni nell’assegno di pensione”.

“Tra il personale scolastico – ha aggiunto Pacifico – c’è un alto rischio di burnout e servono soluzioni concrete per evitare di lasciare il lavoro con patologie che gravano sulle persone e sullo stato sociale: iniziamo a riconoscere il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, ad estendere il carattere gravoso del lavoro a tutto il personale, ad introdurre agevolazioni fiscali e investimenti appropriati per le pensioni complementari per rivalutare anche quello che ad oggi è soltanto un contributo figurativo da parte dello Stato”, ha concluso il sindacalista.

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