La Funzione pubblica sta emettendo gli arretrati a docenti e Ata, accredito entro dieci giorni. Anief: impegno rispettato, ma nella Manovra mancano le risorse per il contratto 2022-24
È da alcune ore in corso l’emissione degli arretrati per i dipendenti della scuola, che fa seguito e stipendio e tredicesima già percepiti nei giorni scorsi: gli importi arretrati – che tra i docenti vanno da un minimo di 1.500 euro per Infanzia e Primaria con servizio tra zero e 8 anni ad un massimo di 2.400 euro per un docente di secondaria con 35 e più ani di servizio – derivano dal rinnovo del Contratto collettivo nazionale 2019/21 sottoscritto lo scorso 6 dicembre all’Aran dai sindacati rappresentativi.
“Numerosi docenti e ATA – scrive oggi Orizzonte Scuola – nella giornata di ieri hanno già potuto visualizzare l’importo nella sezione personale di NoiPA. Nei prossimi giorni il caricamento sarà completo. Non si conosce ancora la data dell’accredito, ipotizzata tra Natale e Capodanno”. L’impegno sugli arretrati che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e l’Aran hanno preso con i sindacati sta quindi andando a compimento. Quello che manca in pieno, se si eccettuano 150 milioni di euro, è il finanziamento per il nuovo contratto collettivo nazionale 2022-24.
“Nella manovra di bilancio – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – c’è solo un assegno da gennaio una tantum e per il solo 2023 pari all’1,5%, che corrisponde ad una ‘mancia’ di 40 euro. È chiaro che non può bastare perché questa cifra è stata assegnata a fronte dell’aumento del 3% per il 2022 e del 2,5% per il 2023, pari ad aumenti automatici a regime di 150 euro, previsto dal patto sociale per la copertura dell’indennità di vacanza contrattuale. Il problema è che per questa indennità, la Legge di Bilancio 2023 non prevede alcun finanziamento specifico per i 3 milioni e mezzi di dipendenti pubblici. Praticamente, il loro stipendio rimane con un tasso fermo allo 0,5% rispetto ad un’inflazione che si è elevata del 7% nel 2022 e del 4% nel 2023”.
“Per questo motivo – continua Pacifico – come Anief riteniamo che il Governo sta procedendo senza alcuna tutela delle retribuzioni dei lavoratori statali, violando anche il patto sociale sottoscritto meno di due settimane fa all’Aran. La verità è che oggi occorrono non meno di 15 miliardi per aprire le trattative per il rinnovo del contratto per il triennio 2022/2024. È la cifra necessaria per coprire l’inflazione attuale. Altrimenti, gli stipendi pubblici non saranno tutelati nelle more della stipula del rinnovo contrattuale, rispetto a quanto previsto dal nostro ordinamento. Il nostro sindacato continua a denunciarlo ricordando anche che, in attesa della firma al rinnovo 2022-24, mancano 5 miliardi per l’indennità di vacanza contrattuale, che per legge va anticipata ai lavoratori, come abbiamo suggerito pure con un emendamento alla Manovra 2023”, conclude il leader dell’Anief.