La fuga dal “Tasso”: il preside Pedullà lascia tra critiche e amarezza, Valditara: “Basta prepotenze dei genitori, la scuola torni al rispetto delle regole”

Un addio amaro, quello del preside Paolo Pedullà dal liceo classico “Tasso” di Roma, che ha spaccato in due la comunità scolastica. Da un lato la tristezza di docenti e genitori che ne condividevano la linea, dall’altro il sollievo di chi, invece, ne contestava l’operato.
Un addio che, come sottolinea, in un’intervista a Il Messaggero, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, apre un interrogativo importante sul ruolo della scuola e sul rapporto con le famiglie.
La decisione di Pedullà, trasferitosi all’Istituto “Tommaso Salvini”, sempre a Roma, arriva, come ricostruisce il quotidiano della Capitale, dopo mesi di tensioni culminate con l’occupazione studentesca dello scorso anno, conclusa con provvedimenti disciplinari per gli studenti coinvolti. Un episodio che ha acceso gli animi e acuito le divisioni all’interno della scuola, mettendo a nudo un clima di forte pressione sul dirigente.
“Mi risulta che sia stato proprio il collega a chiedere di essere spostato”, commenta Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, denunciando un clima ostile che avrebbe spinto Pedullà a cercare un ambiente di lavoro più sereno.
E se tra i corridoi del “Tasso” serpeggia un misto di dispiacere e incredulità, sui social si scatena il dibattito. C’è chi parla di un ambiente troppo competitivo e poco attento alle esigenze degli studenti, chi punta il dito contro l’invadenza di alcuni genitori, pronti a contestare ogni decisione, dai voti alle verifiche, dalla condizione delle aule ai compiti a casa.
“Ho visto un clima difficile, in cui a farne le spese sono i giovani”, commenta una madre, denunciando una scuola divisa tra “famiglie di estrazione borghese e conservatrice da un lato, e nostalgici sessantottini dall’altro”.
Dall’altro lato, c’è chi parla di un “clima di protezione eccessivo” e di genitori “folli”, pronti a difendere i figli a spada tratta, anche di fronte a comportamenti irrispettosi. “Gestire gli altri genitori era impossibile”, racconta un’altra mamma, ex rappresentante di classe, “parliamo di un’attenzione capillare su ogni tema che riguardasse la scuola”.
Un clima di tensione che, secondo alcuni, avrebbe spinto Pedullà a gettare la spugna. “Sarà stato massacrato dai genitori, capisco che possa essere stanco”, commenta una madre, “io credo che oggi i giovani siano più fragili, ma proteggendoli, i genitori non li aiutano”.
Sulla vicenda interviene anche il Ministro Valditara, esprimendo “piena solidarietà” a Pedullà, “un preside molto stimato e preparato, uomo di quella sinistra autenticamente democratica e liberale che ha il culto del rispetto della persona, delle regole e dei beni pubblici”.
“C’è da chiedersi perché un insegnante e un dirigente scolastico così misurato e capace abbia sentito il bisogno di cambiare aria”, prosegue Valditara, denunciando la “prepotenza e l’arroganza delle minoranze rumorose” che spesso mettono a tacere “il genitore che ha a cuore la serietà dell’insegnamento”.
Per il Ministro, la vicenda del “Tasso” rappresenta “un campanello d’allarme sulla deriva della scuola italiana, dove il rispetto delle regole e il dialogo sembrano aver lasciato spazio alla prevaricazione e alla demagogia”. Una deriva che il governo intende contrastare con misure concrete, come il disegno di legge sul voto in condotta, che introduce “norme decisive per ridare autorevolezza ai docenti e per responsabilizzare gli studenti”.
“La risposta a chi non ha la cultura del rispetto è insegnare la solidarietà”, conclude Valditara, annunciando l’introduzione di attività di cittadinanza solidale per gli studenti che si rendono protagonisti di atti di bullismo o vandalismo. Un segnale forte, che punta a riportare al centro i valori del rispetto, della responsabilità e del senso civico.