La formazione del corpo docente, le principali scelte metodologiche e le logiche organizzative

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Il formarsi in situazione è un formarsi aprendo le porte della propria classe ad altri docenti del proprio istituto e non solo quelli, talvolta. Una scuola che lavora con dati ed evidenze non si ferma solo a tecniche e strumenti, ma sa progettare, trovando un fine, un senso.

Il JOB Shadowing

E così nell’Istituto Comprensivo Statale “Lozzo Atestino” dei comuni di Comuni di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vò che dirige il DS Alfonso D’Ambrosio, oltre alle giornate pedagogiche (gli alunni rimangono tutti a casa e a scuola i docenti si auto-formano, tutti. L’Istituto lo fa, esattamente, da 3 anni), all’introduzione delle palestre creative (14 incontri, ogni 3 settimane circa, aperti a tutti, dove i docenti si raccontano e condividono buone pratiche, di pomeriggio, come se andassero in palestra), alla scelta del curricolo personalizzato (i club, ne ho già parlato), da quest’anno i docenti hanno progettato quello che si chiama “JOB Shadowing”. Ne parliamo con il dirigente scolastico prof. Alfonso D’Ambrosio che punta, da anni, a fare della sua scuola, un modello di eccellenza tra i pochissimi che ci sono nella sua regione e nel nostro Paese.

JOB Shadowing. Dirigente scolastico, come nasce e di cosa si tratta?

«Andiamo con ordine. Per farlo ci abbiamo lavorato per mesi, con 4 docenti che hanno condiviso idee, progettazione. A questo aggiungiamo incontri periodici, su base settimanale, con tutti i miei 9 referenti di plessi e i miei 4 collaboratori. Di cosa si tratta, mi chiedeva? Il “job shadowing” tra docenti è una pratica di formazione in cui un insegnante osserva le lezioni o le attività di un collega per un periodo di tempo prolungato. Durante questo processo, l’insegnante osservatore “segue” virtualmente l’insegnante ospite, cercando di capire la sua metodologia didattica, le strategie di gestione della classe e altri aspetti del suo lavoro quotidiano. Un docente può condividere una buona pratica didattica, una metodologia, un lavoro per classi aperte e lo fa dando una “finestra di disponibilità” per accogliere un collega anche tra ordini di scuola diversi (infanzia, primaria e secondaria di i grado)».

Dirigente, quella proposta è una pratica efficiente? Può sottolinearci per quali motivi lo è?

«Questa pratica è efficace per diversi motivi. Se mi permette, rispondo per step:

  • Apprendimento pratico: Il job shadowing offre un apprendimento pratico, consentendo agli insegnanti di vedere in azione le strategie didattiche piuttosto che apprenderle solo teoricamente.
  • Condivisione di esperienze: Gli insegnanti possono condividere esperienze dirette, discutere delle sfide incontrate e trovare soluzioni insieme. Ciò crea un ambiente collaborativo che contribuisce alla crescita professionale.
  • Osservazione approfondita: Il periodo prolungato di osservazione consente di cogliere dettagli e sfumature che potrebbero non emergere in una breve sessione di osservazione.
  • Feedback immediato: L’insegnante osservatore può fornire feedback immediato e specifico, contribuendo al miglioramento delle competenze dell’insegnante ospite.
  • Sviluppo della comunità professionale: Il job shadowing favorisce lo sviluppo di una comunità professionale in cui gli insegnanti possono imparare gli uni dagli altri, costruendo rapporti di fiducia e collaborazione.
  • Adattabilità e innovazione: Osservare le diverse pratiche di insegnamento può ispirare l’adattabilità e l’innovazione, incoraggiando gli insegnanti a sperimentare nuove strategie e approcci».

Dirigente scolastico, possiamo dire, in sintesi, che il job shadowing tra docenti è efficace per quali ragioni?

«Sì. Possiamo affermare che il job shadowing tra docenti è efficace perché offre un apprendimento pratico, promuove la collaborazione, fornisce feedback immediato e contribuisce allo sviluppo di una comunità professionale più forte. In sintesi, il job shadowing tra docenti è efficace perché offre un apprendimento pratico, promuove la collaborazione, fornisce feedback immediato e contribuisce allo sviluppo di una comunità professionale più forte. Consente ai docenti di condividere esperienze, pratiche didattiche, di riflettere su aspetti legati alla gestione delle classi, di aprirsi ad esperienze diverse e di formarsi in situazione».

Quale modalità bisogna adottare affinché tutto ciò si possa realizzare nelle nostre scuole?

«Tutto questo avviene su delibera all’unanimità del collegio docenti, con Fondi dell’istituzione scolastica (che hanno tutte le scuole). I docenti che vanno ad “osservare” lo fanno fuori dalle loro ore di lezione e vengono pagati, così come viene pagata la progettazione di chi condivide le buone pratiche (su base forfettaria). Il progetto sarà rendicontato e monitorato con dati ed evidenze».

Dunque, la scuola deve essere riformata?

«No. Questo progetto si può fare e si è sempre potuto fare, perché la scuola non va riformata, va trasformata».

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