La felicità come scopo della vita, a partire dalle aule scolastiche. Lettera

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Inviata da Simone Billeci – Il tema del significato e dello scopo della vita, in particolare in relazione alla felicità e alla realizzazione personale, è stato al centro del pensiero filosofico fin dai tempi antichi, e continua a essere di grande rilevanza nella pedagogia contemporanea. La filosofia greca offre intuizioni preziose che sono state riprese e reinterpretate da filosofi moderni come Umberto Galimberti, fornendo una cornice di riflessione che può essere di grande utilità per chi si appresta a iniziare un nuovo anno scolastico, sia per gli studenti che per gli insegnanti.

La felicità come scopo della vita

Per i filosofi greci, in particolare per Aristotele, lo scopo ultimo della vita è la “eudaimonia”, spesso tradotta come “felicità” o “fioritura”. La “eudaimonia” non è una semplice sensazione di piacere o un’emozione passeggera, ma una condizione di benessere profondo che deriva dall’aver vissuto una vita piena e significativa. Aristotele sosteneva che questa forma di felicità si raggiunge realizzando appieno la propria natura umana, ossia vivendo in conformità con la ragione e coltivando le virtù.

Per gli studenti, questa idea di felicità implica molto di più che il semplice successo scolastico o il raggiungimento di obiettivi superficiali. Significa scoprire e sviluppare le proprie capacità e potenzialità in modo da vivere una vita che sia non solo produttiva, ma anche profondamente soddisfacente e in armonia con la propria natura più autentica.

“Conosci te stesso”: il viaggio della conoscenza interiore

L’antico adagio “Conosci te stesso” (“Gnōthi seautón”), inscritto sul tempio di Apollo a Delfi, ha guidato il pensiero filosofico occidentale per secoli. Socrate, uno dei principali esponenti della filosofia greca, fece di questo motto il fulcro del suo insegnamento, invitando i suoi allievi a esplorare la propria interiorità per scoprire chi fossero realmente.

Nel contesto educativo, “Conosci te stesso” invita gli studenti a intraprendere un percorso di autoesplorazione. Questo processo non riguarda solo la comprensione dei propri punti di forza e debolezza, ma anche il riconoscimento delle proprie aspirazioni, valori e desideri più profondi. È un invito a riflettere non solo su ciò che si è capaci di fare, ma su ciò che si vuole veramente fare con la propria vita.

Umberto Galimberti, riprendendo queste intuizioni, sottolinea l’importanza di una educazione che aiuti gli studenti a scoprire la propria identità, non in modo rigido e predefinito, ma come un processo dinamico e in continua evoluzione. Per Galimberti, conoscere se stessi è un percorso che dura tutta la vita, e l’educazione dovrebbe supportare questo viaggio di scoperta.

Realizzare la propria vocazione “secondo misura”

Una volta compresi i propri talenti e le proprie inclinazioni, il passo successivo è la realizzazione della propria vocazione. Questo concetto, profondamente radicato nella filosofia greca, implica che ogni individuo ha una “essenza” o un “daimon”, una sorta di guida interiore che orienta le nostre scelte e che ci spinge verso la realizzazione del nostro potenziale.

Realizzare la propria vocazione significa vivere una vita autentica, in cui le nostre azioni sono in armonia con i nostri valori e le nostre capacità innate. Tuttavia, come sottolinea Galimberti, questa realizzazione deve avvenire “secondo misura”. Il concetto di misura (“metron”) è centrale nella filosofia greca e si riferisce all’importanza dell’equilibrio e della moderazione. Anche nella realizzazione della propria vocazione è fondamentale mantenere un senso di proporzione, evitando gli eccessi e cercando sempre l’armonia con il contesto sociale e con le proprie risorse personali.

Il ruolo dell’educazione

In questo quadro, l’educazione ha un ruolo cruciale. Non si tratta semplicemente di trasmettere conoscenze o di preparare gli studenti a una carriera professionale. L’educazione deve essere vista come un processo che aiuta gli studenti a scoprire se stessi, a coltivare le proprie capacità e a realizzare la propria vocazione in modo equilibrato.

Gli insegnanti, in questo contesto, non sono solo trasmettitori di sapere, ma anche guide e mentori che accompagnano gli studenti nel loro percorso di crescita personale. Devono incoraggiare la riflessione critica, sostenere l’esplorazione delle proprie passioni e aiutare gli studenti a comprendere il valore di una vita vissuta secondo i propri principi e la propria misura.

In un mondo in cui le pressioni esterne, i modelli imposti e le aspettative sociali spesso spingono i giovani verso percorsi di vita standardizzati, il messaggio della filosofia greca, ripreso da Galimberti, risuona con forza. La vera felicità non si trova nel conformismo o nella ricerca del successo fine a se stesso, ma nella realizzazione di sé in armonia con la propria natura e le proprie inclinazioni. Conoscere se stessi, scoprire la propria vocazione e realizzarla secondo misura sono gli elementi chiave per una vita piena e significativa.

Per gli studenti che iniziano un nuovo anno scolastico, questo significa impegnarsi in un percorso di auto-scoperta e sviluppo personale, con la consapevolezza che la vera realizzazione non sta solo nei risultati scolastici, ma in una vita vissuta con autenticità e integrità. E per gli insegnanti, significa essere presenti come guide che sanno ispirare e accompagnare, aiutando gli studenti a trovare la propria strada verso la “eudaimonia”.

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