La dispersione scolastica: una strategia risolutiva. Lettera

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Inviato da Enrico Maranzana – L’assunzione di un corretto punto di vista, accompagnata dalla ristrutturazione del campo del problema, sono spesso carte vincenti.

I governi, che negli anni si sono succeduti, hanno trattato la questione della dispersione scolastica assumendo come costante l’insegnamento tradizionale e, come tale, intangibile.

Eppure la finalità della scuola è stata modificata da tempo: la formazione dei giovani è il nuovo traguardo, da conseguire utilizzando le materie d’insegnamento come palestre educative, da cui la loro strumentalità. Un cambiamento rivoluzionario.

Essendo unica la meta per tutti gli insegnamenti è cambiato il responsabile del successo formativo. La relativa attribuzione prevede la promozione e il consolidamento delle capacità degli studenti, che si manifestano sotto forma di competenze generali.

Il Consiglio di classe è l’organismo designato, gestore dei processi educativi: dal suo funzionamento dipende l’incidenza della mortalità scolastica.

I programmi sperimentali dell’indirizzo informatico degli istituti tecnico-commerciali, degli anni 1980, siano d’esempio: due ore dell’orario settimanale degli insegnanti del corso erano destinate alla programmazione educativa/didattica collegiale.

Un impianto che ha dato i suoi frutti: la centralità del Consiglio di classe è stata riconosciuta, ribadita e rinforzata dal progetto ministeriale Mercurio, sempre per gli ITC; i relativi aspetti operativi sono visibili in rete: “La promozione delle competenze, ricordando l’operosità di Marta De Vita”.

Sarebbe auspicabile che il Ministero, invece di riproporre strade già battute, inquadrasse correttamente il problema.

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