La didattica non è solo valutazioni e voti. Lettera

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inviata da Chiara Rossi –  “Didattica, parte della pedagogia che ha per oggetto l’insegnamento e i relativi metodi.” (Devoto-Oli)
“Didattica, settore della pedagogia che ha per oggetto lo studio dei metodi per l’insegnamento.” (Zingarelli)

“Ma la didattica?” Domanda sovente sentita durante i colloqui fra docenti e genitori.

Forse perché anche per gli stessi insegnanti la didattica occupa un posto privilegiato, forse perché della parola se ne fa un uso ampliato, esteso?

Forse perché la didattica è un paravento per non affrontare altro? La didattica, sta spesso per curricolo delle varie discipline, apprendimento delle stesse, valutazione, voti…

Ma la didattica è altro!

La didattica concerne il modo in cui si debba insegnare e trasmettere. La parola didattica deriva dal greco antico didaskein, ossia la pratica dell’insegnamento e del mostrare; il termine didascalia, scritta esplicativa di un’illustrazione, ha la stessa radice lessicale.

Didattica settore, parte della pedagogia.

La pedagogia è la scienza che si occupa dell’educazione e quindi di accompagnare i soggetti (piccoli e grandi) in un percorso di crescita e di apprendimento che abbia le finalità di sviluppare le potenzialità individuali, le abilità, le competenze favorendo autonomia, libertà e benessere.

La didattica è una scienza dell’educazione che fa parte appunto della pedagogia, ma che elabora metodi, strategie, strumenti e pianifica l’apprendimento.

L’oggetto della didattica è l’insegnamento stesso! Tanto che in ogni ambiente/situazione in cui si organizzano azioni finalizzate all’apprendimento, dove è previsto un percorso formativo, vi è la necessita di elaborare strategie e metodi per migliorare il processo di apprendimento. La didattica non è solo scolastica!

Torniamo alla domanda: – “Ma la didattica?” – Sovente posta dai genitori.

E qui per mia conoscenza parte uno sciorinamento di valutazioni e voti.

Si fa fatica in questo momento storico a spostare l’interesse e l’attenzione verso altro, verso ciò che non sta in una valutazione, in un voto, in una misurazione standardizzata, perché per didattica comunemente è inteso ciò.

Com’è mio figlio a scuola? L’ambiente scolastico è altro rispetto all’ambiente familiare, all’ambiente sportivo, all’ambiente amicale.

Mio figlio rispetta le regole? Come si relaziona? È empatico? Rispetta gli altri? Si prende cura delle sue cose e dell’ambiente che lo circonda?

Ascolta? È creativo? È intuitivo? Quali possono essere le sue potenzialità? I suoi punti di forza, le sue debolezze? Qual è il suo stile di apprendimento? Quali sono le sue aspirazioni? Quali sono i suoi talenti, i suoi interessi? Ha spirito di iniziativa?

Da una parte i genitori che “incasellano” e riconoscono il proprio figlio in un voto e in una valutazione, incasellamento catastrofico che va a minare la visione globale del figlio, che se non ha raggiunto la valutazione maggiore/migliore, viene svalutato, non percepito conforme a quel modello di figlio ideale che il genitore ha in testa.

Senza considerare i deliri di confronto sui voti dei propri figli nelle varie chat dei genitori.

E qui le attitudini, le peculiarità, i talenti di ogni singolo bambino/ragazzo dove stanno? Se sono creativo ma ho poco interesse per la geografia dov’è il problema?

L’importante è che siano raggiunti i traguardi di apprendimento della disciplina, delle discipline meno soggettivamente interessanti.

Per i docenti invece spesso la didattica si fa paravento, è più semplice, meno complesso, e direi di minore esposizione professionale e personale, sciorinare i voti ed i giudizi, anche se ripeto la didattica non è questo, ma comunemente le si da questa accezione!

Molto più complesso affrontare la componente psicologica e personologica di un bambino/ragazzo, spesso rimandata a professionisti del settore, che ben vengano, ma non sempre c’è la necessità di una sanitarizzazione!

Molto più complesso affrontare il background sociale, culturale, ambientale, economico di un bambino/ragazzo.

Molto più complesso scoprire il suo stile di apprendimento privilegiato e consegnarlo a lui/lei e ai genitori, (gli stili di apprendimento sono tre: uditivo, visivo, cinestesico.)

Molto più complesso scoprire quali siano le sue tipologie di intelligenza più sviluppate, le intelligenze sono multiple e non ce n’è una soltanto. (Howard Gardner, Formae Mentis, Feltrinelli)

Molto più complesso creare situazioni, azioni, strategie didattiche personalizzate.

Molto più complesso valorizzare più che valutare!

“Quanto ai voti, quelli che contano davvero, non sono scritti sulla pagella, quelli importanti sono quelli sulla pagella della vita” (Piero Angela)

Del genio Albert Einstein così racconta Emilio Segrè: ” Albert, per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alla Scuola Media, trovó disgustoso il sistema di insegnamento tedesco (la didattica) ed entrò in conflitto con i professori. Poi cercó di essere ammesso al Politecnico di Zurigo, ma non avendo la regolare licenza media fu rifiutato e non riuscì nemmeno a superare gli esami di ammissione per quanto eccellesse in matematica e fisica.”

Fra i bocciati famosi: Alberto Angela, Nanni Moretti, Carlo Verdone, Umberto Veronesi…

In questo Mondo sempre più “complesso” (E. Morin) e “liquido” (S. Bauman) occorre come afferma Morin “ritrovare una missione insostituibile, quella della presenza concreta, della relazione da persona a persona, del dialogo con l’allievo per la trasmissione di un fuoco sacro e per la delucidazione reciproca di malintesi.” (Edgar Morin, Insegnare a vivere, manifesto per cambiare l’educazione, Cortina Editore)

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