La didattica digitale in Italia: perché nonostante gli investimenti non decolla. INTERVISTA a Maurizio Maglioni

“E’ cambiato ben poco in Italia”, ci dice il professore Maurizio Maglioni, presidente di Flipnet relativamente ai progressi in Italia sulla scuola digitale. “Eppure .- continua – i vantaggi della didattica digitale e quindi del Flipped Learning sono evidentissimi in letteratura scientifica in tutto il mondo. Solo in Italia ancora vengono messi in discussione come rimpiangendo la vecchia scuola di una volta”.
Questi vantaggi in cosa consistono? Ce li può riassumere?
Questa domanda la può formulare identica a qualsiasi intelligenza artificiale che le risponderà quasi sempre allo stesso modo, citando le fonti di ricerca scientifica. In letteratura i vantaggi descritti sono generalmente cinque:
- Personalizzazione: gli alunni più lenti o più veloci possono ricevere più facilmente compiti diversificati e scegliere i learning objects più adatti al loro livello linguistico o cognitivo
- Flessibilità: gli studenti possono accedere ai materiali didattici in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo senza il peso di libri e quaderni e vedere i video didattici a diversa velocità.
- Motivazione: l’utilizzo di strumenti digitali può rendere la lezione più coinvolgente e motivante per gli studenti.
- Efficacia: i prodotti digitali possono offrire una vasta gamma di contenuti multimediali, come video, audio e simulazioni, che possono aiutare gli studenti ad apprendere in modo più efficace.
- Autovalutazione: fare esercizi su un supporto digitale consente di avere un feedback immediato, di autocorreggersi ed autovalutarsi.
Perché allora in Italia la didattica digitale non decolla? Molte perplessità di genitori e insegnanti riguardo l’uso del digitale a scuola sono sul rischio di perdere le capacità legate alla lettoscrittura. Cosa ne pensa?
Oggi, in Italia, quali sono le categorie di bambini che hanno maggiori problemi di lettoscrittura? Quasi tutti ricadono in questi tre gruppi:
- bambini stranieri (anche se nati in Italia),
- bambini con DSA o disabilità,
- bambini con criticità familiari e/o psicologiche.
Per i bambini stranieri la didattica digitale regala uno strumento fantastico che si chiama traduttore automatico ed un altro che si chiama Duolingo che consente loro progressi veloci e personalizzati.
Per quelli con disturbi o disabilità, l’utilità degli strumenti compensativi digitali è scientificamente dimostrata e raccomandata da tutti gli specialisti del settore.
Per i bambini con criticità familiari o psicologiche, il problema va risolto curando le cause perché con loro anche gli strumenti digitali non possono fare miracoli. Sarebbe come dare un farmaco sintomatico a chi ha una malattia infettiva.
Quindi se la paura del digitale è infondata allora perché le scuole digitali in Italia sono meno dell’1%, come scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera?
Guardi che anche quell’uno per cento non sono sempre vere scuole digitali. Spesso ci sono classi dove i libri sono sostituiti dal tablet ma una vera classe digitale è un’altra cosa! La classe è digitale se i ragazzi, ad esempio, possono studiare ogni argomento sia leggendo un testo che guardando un video. Oppure fanno correggere i loro esercizi al software e ricevono feedback dalla piattaforma didattica. Questo è molto raro: secondo il prof. Stella solo 38 scuole su 8500.
Per capire il motivo occorre comprendere come funziona una piattaforma per la didattica digitale. Ad esempio, con Google Classroom il docente deve postare tutti i giorni le consegne per i ragazzi. Essi troveranno non solo cose da studiare ma anche questionari, cloze test, authentic tasks e video interattivi. L’insegnante tramite la piattaforma riceve ogni giorno gli elaborati degli alunni e risponde con i suoi feedback.
Purtroppo in Italia queste piattaforme non vengono utilizzate quasi mai nella didattica in presenza per due motivi:
- esse presuppongono un enorme lavoro di preparazione da parte del docente che deve cercarsi ogni giorno in rete i learning objects migliori, assegnarli e verificare se sono stati svolti.
- nella scuola italiana il BYOD è una parola sconosciuta e senza il proprio notebook personale, la didattica digitale diventa impraticabile.
Secondo lei, il digitale può essere un punto di incontro tra corpo docente e popolazione studentesca?
Non credo. La vedo come una pia illusione. Il punto di incontro fra docente e studente, come fra medico e paziente o fra genitori e figli è uno solo e si chiama rispetto reciproco. Carl Rogers parlava addirittura di educazione reciproca. Non c’entra molto con il digitale. Anche se il digitale può dare una mano. Le suggerisco un esperimento: provi a scrivere su un foglio quali sono le 10 caratteristiche di un buon insegnante secondo lei. Poi ponga la stessa domanda a Chat GPT o Gemini. Si sorprenderà leggendo molte cose a cui non aveva assolutamente pensato. Si può imparare la pedagogia anche da Chat GPT ma quello che manca in Italia è una classe insegnante e dirigente che abbia fatto i giusti anni di studio di psicologia e pedagogia e non qualche ora di corso di formazione.
Da insegnante come vede il futuro della scuola? Quali azioni intraprendere per migliorarla?
Il 16 marzo 2024 ho presentato in un convegno a Roma le 5 proposte che potrebbero dare una svolta a questa istituzione sempre meno utile e sempre più lontana dal mondo reale. Si possono leggere su questo sito: https://sites.google.com/view/cinqueproposteconcrete
- Offrire formazione continua, obbligatoria e remunerata agli insegnanti per aiutarli ad acquisire una formazionepsico-pedagogicaapprofondita sulla
comunicazione efficace, sul trattamento dei disturbi dell’età evolutiva, sulla didattica attiva, laboratoriale e digitale avanzata, sull’inclusione, sull’autoapprendimento e la valutazione formativa non numerica.
- Dare ad ogni alunno un PC portatile dotando gli ambienti scolastici e le aule di arredi confortevoli e congruenti con i metodi didattici innovativi e di materiale didattico tattile e digitale per ogni disciplina.
- Promuovere la creazione di piattaforme educative online complete e sostitutive dei manuali disciplinari, contenenti tutti i materiali didattici, le video lezioni, gli esercizi autocorrettivi per un monitoraggio del portfolio degli apprendimenti durante tutto il percorso scolastico in modo da rendere superflui gli esami di Stato.
- Rivedere il curricolo nazionale inserendo materie facoltative, per renderlo più laboratoriale, realmente interdisciplinare, adattarlo alle sfide del futuro, ai bisogni degli studenti considerando le connessioni tra mano e cervello, ragione e emozioni, tattile e digitale.
- Dare rilevanza ai plessi e agli indirizzi, facendoli guidare da funzioni leader, un middle management pagato poco meno dei dirigenti in grado di far collaborare i docenti, integrare il curricolo e le varie discipline, coordinare le attività extrascolastiche, responsabilizzare gli alunni e aprire le classi.
In che modo l’editoria può essere d’aiuto in questo?
All’editoria direi la stessa cosa che dissi al CEO dell’Enciclopedia Treccani quando, nel 2012, mi chiese consiglio perché il mercato del suo prodotto stava crollando a causa di Wikipedia. A mio parere nel 2030 nessun ragazzo della secondaria studierà più sui libri cartacei. Devono sbrigarsi a creare piattaforme come Google Classroom già riempite di contenuti video e prodotti interattivi. Alla Treccani dissi che in 6 anni nessuno avrebbe più comprato un’enciclopedia ma mi sbagliavo perché ciò avvenne molto prima.