La didattica ai tempi del Coronavirus: l’insegnante non dimentichi di essere l’accompagnatore dei saperi. Lettera

inviata da Comitato Nonsisvuotailsud Gruppo Facebook “Esiliati Attivi” – L’emergenza Covid – 19ha posto il Paese in essere. Inevitabilmente la vita dei cittadini italiani è mutata dall’oggi al domani, con la conseguente adesione e adozione di misure per la sicurezza della salute pubblica.
Ad occupare un posto di primaria importanza è il settore pubblico, verso cui sono stati applicate misure straordinarie, come nel caso della Scuola Pubblica, le cui disposizioni hanno imposto la chiusura nelle zone rosse e la sospensione delle attività didattiche nelle aree esposte.
Mai nessuna nota fu così dolente!
A prendere la decisione è stato il Governo, sotto la spinta del Comitato Scientifico, a cui onorevoli e senatori hanno dovuto inchinarsi. Chiaramente la decisione non è stata digerita dai genitori, soprattutto i residenti delle fortunate Regioni del Nord e del Centro – Nord, fruitori del tempo pieno, i quali si sono lamentati di non trovare aperto il consueto
“parcheggio” per i figli e non sono mancati gli onnipresenti palinsesti televisivi, colmi di falso pietismo verso gli sfortunati genitori!
La Scuola Pubblica insegna (o meglio insegnava, prima dei numerosi tagli all’Istruzione) che è nata per sopperire all’analfabetismo imperante dopo l’Unità d’Italia e per dare dignità al cittadino che, attraverso il sapere, arricchisce la società apportandone virtù e bellezza.
E’ del 1887 la Legge Coppino, che innalzava l’obbligatorietà a nove anni; non ci si sofferma nemmeno sull’anacronistica Riforma Gentile del 1923, la quale ha cavalcato il Regno d’Italia, prima e e la Repubblica Italiana, dopo fino alle successive riforme virtuose, in gara tra loro fino alla fine degli Anni Ottanta del secolo scorso, che hanno mantenuto alto il target della
Scuola Italiana, completando l’opera di miglioramento della condizione di alunni e studenti.
Niente a che vedere con i tagli delle ultime riforme economiche, a carattere europeista e liberista, degli anni 2000/2020.
L’opera di smantellamento della Scuola Pubblica è stata accompagnata da quella denigratoria, finemente popolare, nei confronti degli insegnanti, accusati di usufruire gratuitamente di tre mesi di vacanze, alimentando soprattutto la rabbia dei genitori i quali, tornando a quanto detto sopra, si ritrovano il parcheggio chiuso , nei giorni di giusta cessazione delle attività
didattiche.
Non si sta argomentando sul profilo professionale dei docenti, né sui diritti dei lavoratori che regolano il Comparto Scuola, piuttosto sul delicato compito didattico – educativo portato avanti scrupolosamente dagli insegnati, sottopagati e maltrattati a livello professionale ed
etico.
Per tale motivo, parallelamente ai brutti luoghi comuni costruiti sui docenti, non si può ammettere che, a causa dell’emergenza Covid – 19, la didattica venga proposta come “attività liquida”, passata attraverso modalità informatiche, dematerializzata e scissa da quei valori
intrinsecamente ed universalmente riconosciuti, in quanto pedagogici ed educativi.
Soprattutto nelle fasce più piccole, vulnerabili e deboli, dove i tagli si sono fatti sentire in maniera vigorosa, non è accettabile l’idea di sostituire la figura del docente con una macchina fredda ed asettica.
Posto che i docenti accettano di affrontare la nuova sfida, non ci si china ai sottintendimenti riguardanti la possibilità di rendere fruibile tale metodo anche successivamente all’emergenza Covid – 19; i discenti, infatti hanno necessità di “Imparare ad imparare”, come recita uno degli indicatori europei, assieme a “Comunicare nella Madre Lingua” e alla “Competenze sociali e civiche”.
Le Competenze Chiave di Cittadinanza Europea vanno inserite in contesti vivi, attraverso cui i discenti possono passare dal ruolo di alunni e studenti a quello di cittadini attivi, propositivi e responsabili.
“La didattica ai tempi dei Corona Virus”, parafrasando il titolo di un celebre libro, ci permette di guardare con lungimiranza alle sfide della società complessa, in continuo mutamento, senza mai estromettere il ruolo di efficace accompagnatore ai saperi del docente; dovrebbe, quindi, insegnare a guardare oltre il proprio campo visivo, per legittimare azioni e propositi
volti a salvaguardare i valori fondanti della Scuola Pubblica, sopravvissuti a fatica dalle riforme economico – finanziarie.
Si invitano i lettori ad una accurata riflessione in merito ai temi trattati.