La DaD ha messo in difficoltà i docenti: strumenti poco conosciuti e formazione digitale precaria

La didattica a distanza lo scorso anno ha iniziato a prendere piede nella scuola italiana. Anche quest’anno, seppur con un’organizzazione diversa e una minore esclusività ha rappresentato un ostacolo per le attività didattiche. Anche se i problemi con gli studenti (valutazione, distrazione, verifiche) hanno avuto una parte importante, non bisogna sottovalutare i problemi di formazione del personale docente. Sono i risultati emersi dal rapporto Italia 2021 dell’Eurispes.
Tra le varie difficoltà incontrate dai docenti, si legge sul rapporto, figurano: minor presenza di feedback da parte degli allievi; un’eterogenea competenza multimediale degli alunni; socializzazione difficoltosa; difficoltà del docente a saper gestire i passaggi temporali in classe; maggior possibilità di distrazione.
Molti docenti hanno mostrato anche una distanza verso l’utilizzo di strumenti digitali, e ciò potrebbe essere letto come all’interno dell’analisi del corpo docente italiani: l’Italia ha la quota più alta di docenti ultra 50enni tra i paesi dell’Ocse, ovvero il 59%. L’età media degli insegnanti italiani, infatti, è 51 anni, mentre in Spagna si scende a 44 e in Francia a 41.
Questo, pregiudica lo sviluppo della figura del docente digitale, che dunque rappresenta una sfida per l’intera società: secondo il Rapporto Coop (2020), il 42% dei manager italiani sono convinti che l’istruzione sia una delle leve prioritarie dell’azione di governo per la ripresa post- pandemia, e per il 61% degli italiani, la priorità è quella di modernizzare gli strumenti della didattica, mentre per il 40% questo si attua anche favorendo l’accesso degli studenti alle tecnologie (tablet, pc, etc.).