La corsa a ostacoli dell’insegnamento, quando i titoli non fanno il docente e il precariato diventa condizione esistenziale: “Da tre anni sono lontana da casa, più povera e più sola”

Il cammino per diventare insegnante in Italia si trasforma sempre più in un percorso ad ostacoli fatto di requisiti crescenti e investimenti economici considerevoli.
Dopo la laurea magistrale e i 24 CFU, molti aspiranti docenti scoprono di dover conseguire ulteriori 60 crediti per accedere alle classi di concorso desiderate. Le testimonianze raccolte sui social evidenziano come la formazione richieda spese significative per master e TFA sostegno, creando disparità tra chi può permettersi questi percorsi e chi no.
“Ho il C2 e il CLIL, ma mi mancano crediti per concorrere”, racconta una docente, mentre un’altra sottolinea come molti corsi online forniscano “solo il certificato, non la preparazione”. Particolarmente emblematico il caso delle certificazioni linguistiche: il B1 risulta obbligatorio ma privo di valore nei punteggi, utile principalmente per partecipare ai programmi Erasmus.
La precarietà come condizione strutturale
Il precariato rappresenta una condizione quasi inevitabile per molti insegnanti. Le esperienze condivise raccontano di docenti che trovano stabilità solo grazie alle cattedre di sostegno, mentre altri, pur vincendo il concorso, si vedono costretti a trasferimenti che comportano significativi costi personali. “Da tre anni sono lontana da casa, più povera e più sola”, confessa una docente trasferitasi al Nord.
Il sistema sembra reggersi su un paradosso: da un lato richiede specializzazioni sempre più avanzate e costose, dall’altro offre condizioni lavorative spesso precarie e poco gratificanti. Come osserva un ex aspirante docente: “Questo sistema vive grazie a chi accetta di farsi sfruttare”. Nonostante ciò, molti insegnanti resistono per passione, convinti che la soddisfazione di insegnare possa compensare le difficoltà burocratiche.
Qualità dell’insegnamento: quando i titoli non bastano
La contraddizione più evidente emerge nel rapporto tra requisiti formali e competenze reali. Le testimonianze raccolte evidenziano come le certificazioni non garantiscano necessariamente la qualità dell’insegnamento: “Ricordo la mia prof di inglese, preparatissima, e quella di francese che parlava in dialetto”, racconta un utente, sottolineando il divario tra titoli e capacità effettive.
Mentre alcuni docenti studiano per anni rimanendo bloccati da bandi con pochi posti disponibili, altri cercano scorciatoie attraverso corsi online finalizzati esclusivamente all’ottenimento del certificato. In questo contesto complesso, ciò che continua a fare la differenza è l’entusiasmo per la professione, come afferma un’insegnante: “La passione per questo lavoro non me la toglierà nessuno”, anche quando il sistema sembra fare di tutto per spegnerla.